Rispetto al proscioglimento di aprile, solo le ammissioni dei diretti interessati potevano cambiare lo scenario per la giustizia sportiva. Dalle operazioni “artefatte nei valori” ai “valori non congrui”, tutte le dichiarazioni emerse dalla chiusura del fascicolo penale
L’inchiesta sportiva avviata dalla procura federale sul tema delle plusvalenze finì nel nulla di fatto, il proscioglimento di aprile, perché – spiegavano le motivazioni – non c’era “ragionevole certezza, data da indizi gravi, concordanti e plurimi”. Ovvero, in un tema così aleatorio come la valutazione dei giocatori, mancava la “pistola fumante” che in questo ambito si è sempre ritenuto che potesse essere solo nelle intercettazioni, cioè un’ammissione esplicita che certe quotazioni fossero artificiali. E’ quello che la procura federale ritiene che sia emerso nel fascicolo di 555 pagine di chiusura delle indagini dell’inchiesta Prisma che non erano ancora disponibili alla Figc nell’ambito della…