Un Lecce “smarrito” spiana la strada al Toro: al “Via del Mare” termina 2-0 per i granata.

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di Danilo Sandalo

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura, chè la diritta via era smarrita”, come tutti sappiamo è l’ introduzione del I Canto dell’ Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri e, visti i recenti risultati racimolati dalla squadra giallorossa, possiamo constatare che le similitudini con il poema dantesco ci potrebbero stare tutte.
La sconfitta maturata contro il Torino infatti arriva dopo quelle contro l’ Inter, domenica scorsa a Milano, e Sassuolo in casa il 25 febbraio.
E’ evidente che, seppur la zona retrocessione sia ancora distante ben 8 punti ( il Verona terz’ ultimo ha 19 punti in classifica), non bisogna assolutamente non prendere in considerazione il fatto che vi sia sicuramente un piccolo “smarrimento” nella truppa guidata da Marco Baroni.
A cosa sia dovuto non ci è dato saperlo, ma bisogna sicuramente prenderne atto e stare vicini alla squadra e alla società, finendola di additare colpe a mister o calciatori, nella fattispecie attaccanti rei di non aver ancora scalato la classifica marcatori, anche perchè sono gli stessi con cui si è andati a vincere a Salerno e Bergamo e con cui si è stazionati a metà classifica in qualche circostanza di questo campionato.
Essendo il calcio una “metafora di vita”, così come afferma Darwin Pastorin, ci sta a un certo punto della stessa avere un periodo in cui si può perdere “la retta via” ed è proprio in momenti come questi che, come si dice, si vede l’ apporto della famiglia e dei veri amici i quali si prodigano di prenderci per mano, rassicurandoci e facendoci sentire al sicuro per poter ritrovare il cammino perduto.
Il Lecce oggi vive una fase simile e tutto l’ ambiente deve stringersi intorno a questi ragazzi e questa società in un connubio protettivo tipico dell’ amore che si può avere tra genitori e figli oppure del grande valore dell’ amicizia (anche se in questo secondo caso i veri amici come sappiamo si possono contare sulle dita di una mano soprattutto in momenti simili).
Del resto, salire sul carro dei vincitori quando si vince è facile e fisiologico, così come allontanarsi ed additare le colpe in caso di mancati successi.
Ma la verità, si sa, sta sempre nel mezzo ed è per pochi e pertanto la pioggia di critiche è già partita nei confronti di questi ragazzi.
Tutto questo ha una matrice alquanto “bigotta” dal momento che non si tiene conto del fatto che ogni ragazzo che si affaccia alla vita per diventare uomo deve attraversare questa “selva oscura” e superare questi momenti bui che la vita gli presenta per poter diventare un vero UOMO.
Domenica, guarda caso, si va a Firenze la terra natia del “Sommo Poeta”, Dante Alighieri, e chissà che non sia un indice atto a rappresentare il punto di svolta per poter riprendere il cammino perduto.
Se a tutto questo aggiungiamo anche il fatto che mister Marco Baroni è un fiorentino doc, allora possiamo constatare che gli indizi aumentano ulteriormente e, anche se non saranno ancora sufficienti per assecondare la tesi di Agatha Christie secondo cui tre indizi fanno una prova, potrebbero bastare per avvicinarsi parecchio alla chiusura del cerchio.

Per la cronaca la gara, terminata con il risultato di 2-0 per il Torino di Juric, ha visto le marcature di Singo al 20′ del primo tempo e di Sanabria dopo appena tre minuti, infliggendo ai ragazzi di Baroni un doppio fendente che avrebbe ammazzato anche un… Toro!!!