Presenti Baresi, ovviamente Galliani, Savicevic da Podgorica, Sacchi e Capello. Non passano inosservate le assenze di Paolo, Gattuso, Ancelotti e del trio olandese
Il feretro arriva sul sagrato del Duomo e la curva canta “un presidente, c’è solo un presidente”. La bara esce e gli ultrà fanno ondeggiare i bandieroni. Mettiamola così: non il tipico classico funerale di Stato. Silvio Berlusconi del resto ha mischiato calcio e politica come mai nessuno, in questo Paese. Ha scelto un urlo da stadio come nome del suo partito e la sua frase più famosa di sempre è una metafora calcistica: la discesa in campo. Ha cambiato il modo di pensare degli italiani e ieri nessuno si è stupito di sentirsi allo stadio nel momento più solenne, mentre i figli e la compagna accompagnavano una bara di legno sulle scale del Duomo. Non lacrime ma cori. Non canti gregoriani ma canti da stadio.
I giocatori
—All’interno, lo aspettavano i suoi ragazzi. Adriano Galliani e Ariedo Braida…
