Si sa, il futuro delle piccole città sono proprio i giovani ed anche nello sport è così. Vieste, famosa in tutt’Italia per le bianche ed irregolari coste, il mare cristallino e le viuzze uniche al mondo, ha deciso di non voler abbandonare il progetto calcistico messo in pericolo due anni fa e affannosamente ripreso dalla Prima Categoria grazie all’audacia del presidente Lorenzo Spina. Passato a parte, oggi i leoncini biancocelesti sono perlopiù viestani, orgogliosi di indossare questa maglia e per questo due dei cadetti hanno deciso di rilasciare dichiarazioni. Daniele Rinaldi e Gennaro Carlino, due ragazzi diversi: il primo è apparso più spontaneo e spiritoso con chi poneva le domande, il secondo più introverso e riflessivo nel discutere delle questioni inerenti alla città e alla propria crescita. Due ruoli diversi, Rinaldi si sposa bene con il centrocampo e Carlino investe la seconda punta con uno score personale che ammonta a 4 reti, due età diverse seppur di pochissimo, ma l’emozione negli occhi mentre si esprimevano riguardo il Vieste, non cambiava.
Daniele Rinaldi (2004) dichiara in maniera affabile ed amichevole: “Per me è davvero un onore poter giocare qui, nella mia Vieste, con i biancoazzurri. Il ruolo assegnatami da mister Sollitto è calzante alle mie capacità e mi adatto di volta in volta, ciò che amo di più di questo gruppo e che lo rende unico è la provenienza locale di tutti i componenti, siamo tutti amici ed è bello ritrovarsi anche al di fuori degli spogliatoi. Il mio sogno? Continuare a crescere qui, riuscire a lasciare il segno nella storia di questa squadra, speriamo (ride, ndr). Da quando è iniziata la stagione, ero a conoscenza del duro impegno e gli allenamenti assidui non devono mai mancare, non dev’essere un peso ma una gioia avere questa responsabilità sulle spalle. Ci sentiamo supportati dalla città, però sarebbe bello se le cose a Vieste, come in tutte le piccole città, cambiassero nei confronti dello spettacolo territoriale, poiché le realtà hanno bisogno del coinvolgimento collettivo. Se sono felice? Certo, finché si ha un pallone tra i piedi si è sempre felici (sorride, ndr). Riguardo il mio compagno più stretto, direi… Gennaro (è vicino a lui, ridono entrambi ndr), è più piccolo e cerco di insegnargli qualcosa. Ora che l’anno è giunto al termine, vorrei essere fiducioso per il ritorno ed auspicarci il quinto posto o anche i play off, perché no?… (Carlino lo scruta dubbioso in viso, poi darà la stessa risposta poiché, seppur più timoroso, ci crede in realtà, ndr). In riferimento alla mancanza di reti, il giovane centrocampista viestano ha promesso di dedicare la prima alla testata sottoscritta
Gennaro Carlino esprime amabilmente le sue sensazioni: “Ci si può solo sentire onorati di giocare qui, basti pensare che fino a qualche anno fa io ero uno di quei ragazzini che considerava Matteo De Vita come un idolo, ora milito nella sua stessa rosa. Apprezzo ciò che fa il mister per noi e i miei quattro gol non sono tutta farina del mio sacco, è un gioco collettivo e tale rimane anche per quanto concerne il punteggio individuale. Anch’io credo che l’unicità di questo team sia la totale presenza di ragazzi locali, ci conosciamo tutti poiché siamo cresciuti insieme e sono tutti dei miei grandi amici, questo è un valore aggiunto. È fondamentale sognare a quest’età, io vorrei raggiungere un livello calcistico maggiore, lo farei anche per la mia Vieste. Sì, sono contento, mi piace l’aria che si respira quando si è in campo ed anche al di fuori e non me la passo male neanche fra i banchi, faccio dei sacrifici per quanto riguarda il pranzo e i compiti a casa, però mia madre sa che quando torno devo recuperare ciò che non ho mangiato a pranzo (ride, ndr) ed anche i professori sono comprensivi. A proposito della mia famiglia, spesso i miei genitori assistono alle mie partite e mi fa piacere vederli sugli spalti insieme ai miei amici. Io mi auguro chr ci sia sempre maggiore partecipazione da parte della piazza e sì, anch’io ci credo nel raggiungere i primi cinque…”