“Ma’ mi senti? Eh, che qua ‘sta ancora il casino. Dì che mi dovevi dire che mo ho visto ancora le chiamate. Non ti ho risposto? E scus che cosa ti dovevo rispondere se ancora mo è finita?. Mo è finita la partita, ancora mo, non ti rispondevo perché non potevo che non si sentiva niente e manco mo si sente assai. Mangiare??? Seeee, e chi ha tenuto il tempo, pure tardi siamo arrivati. No, non ti preoccupare statti tranquilla che non rimango mai da solo, sempre col gruppo sto. A che ora dobbiamo tornare? E ma’ oh il tempo che usciamo da qua e troviamo la macchina che manco ci ricordiamo dove l’abbiamo messa (ride, ndr). Meh mo fammi chiudere, non ti preoccupare che tra due orette torniamo, mo non stare sempre a chiamare che ti conosco. Da’ cià cià”. Non è solo una conversazione immaginaria ed informale, è lo schizzo di migliaia di telefonate che intercorrono la domenica tra gli ultras, soprattutto i più giovani, e le proprie famiglie in attesa del loro rientro dalla trasferta. Lo chiamano “fattore campo” per chi effettivamente gioca sul terreno brulicante ed a talvolta risulta essere un fattore negativo, ma per chi canta sugli spalti è un’occasione per mostrare ancor più vicinanza alla propria maglia, ai propri colori, percorrendo decine di chilometri ed a volte anche migliaia. Domenica 13 ottobre non è stata diversa dalle altre domenica, ancora una volta migliaia di tifosi italiani hanno seguito la propria squadra fuori casa, per tre di loro, però, non è stato garantito il ritorno. Gaetano Gentile, 20 anni, Michele Biccari, 17 e il più piccolino Samuele del Grande, 13 sono tre giovanissimi tifosi rossoneri, il Foggia Calcio rappresenta tutto per loro, non perdono occasione per cantare “difendete i nostri colori” anche tra i banchi di scuola, il calcio è parte integrante della loro vita ed anche il pomeriggio non si sta mica fermi, le giovanili aspettano loro per completare “lo squadrone”. Anche quel giorno dovevano assentarsi dal pranzo della domenica per essere ospiti di uno stadio, il Viviani di Potenza per la precisione. Il Foggia ha pareggiato 1-1, magari un po’ di amarezza per la mancata vittoria ci sta, ma tuttavia “eravamo fuori casa, mo’ aspettiamo domenica prossima”. Dopo i canti e le forti emozioni, un incidente ha spezzato per sempre le loro brevissime vite. Il primo ad andarsene è stato il più grande, Gaetano. Sui social, gli amici increduli e affranti dal dolore lo ricordano e non vogliono assolutamente che si parli di lui come se fosse morto. Più tardi arriva la notizia del decesso degli altri due ragazzini, altrettanti saranno i messaggi di cordoglio. Pagine ultras, testate giornalistiche e account delle varie squadre di calcio italiane esprimono vicinanza al popolo rossonero. I feriti in condizioni critiche resistono e tutto il mondo calcistico prega per loro. Le circostanze giuridiche poco importano, sono venuti a mancare dei ragazzi che amavano ciò che facevano e il grande esempio di sportività è stato dato. D’ora in poi il Foggia calcio avrà simbolicamente una nuova mascotte, il diavoletto artistico sarà sostituito da questi tre angeli nel cuore di tutto il popolo sportivo locale.