Baroni cerca un nuovo status dopo i successi su Napoli e Ajax, Inzaghi deve rispondere a Gasperini e Conte. Consapevole di avere una partita in meno…
“Semo tutti parrucchieri”, giuravano nell’aprile 2001 gli 8 mila tifosi di una Roma prossima allo scudetto, durante una trasferta a Firenze di lunedì pomeriggio, giorno di proverbiale riposo per pettini e forbici. Stasera all’Olimpico si giocherà alle 20.45, quindi libero accesso a tutte le categorie professionali. Vale la pena di esserci, in corpo o in video, perché anche qui balla lo scudetto. Appollaiate a quota 31, Lazio e Inter hanno l’obbligo di tenere il passo di Atalanta (37) e Napoli (35), scattate avanti con le vittorie di sabato su Cagliari e Udinese, e hanno la possibilità di guadagnare punti sulla Fiorentina (31) caduta a Bologna, dopo una striscia esaltante di 8 vittorie, e sulla Juventus (28) frenata a sorpresa da un ottimo Venezia.
il big match
—Vincere, per i nerazzurri, vorrebbe dire anche conservare la possibilità di immaginarsi in vetta, al fianco della Dea, avendo a disposizione il recupero con i viola. Quella dell’Olimpico è una partita che pesa parecchio, insomma, ma che non si esaurisce nella contabilità di classifica. Soprattutto per la Lazio c’è in ballo un salto di status, la legittimazione di ambizioni superiori a quelle calibrate in estate. Il sorprendente campionato di Marco Baroni è stato stropicciato dagli impacci negli scontri diretti che facevano presupporre carenze di personalità, difficoltà di respirazione in alta quota: pareggio interno contro un Milan non galattico, sconfitte contro Juve e Fiorentina. Di recente, però, è scattato qualcosa. In una settimana, due vittorie sul Napoli e una sull’Ajax. Aggiungere un successo sull’Inter campione d’Italia a quelli meritati in uno stadio intitolalo a Diego Maradona e in uno consacrato a Johan Cruijff, vorrebbe dire, appunto, un salto di qualità, un’infornata di autostima e di consapevolezza che farebbe volare i sogni dell’Aquila ancora più in alto.
napoli & dea
—La stessa stima e consapevolezza che ha guadagnato l’Atalanta mettendo in fila 10 vittorie, come mai nella sua storia; e che ha ritrovato anche il Napoli di Conte con l’importantissima vittoria di Udine, meritata non solo grazie a una reazione di nervi, ma anche grazie a un secondo tempo dominante, figlio di un calcio tecnicamente e tatticamente solido. Il gol di Zaniolo e quello procurato da Neres hanno lasciato intuire la profondità delle due rose. Gasp e Conte hanno così lucidato le rispettive candidature. Lazio e Inter stasera vogliono rispondere e accorciare le distanze.
qui inter
—Anche Simone, come Baroni, vuole cambiare abitudini rispetto al passato recente. Nel campionato scorso, illuminato dalla seconda stella, l’Inter ha sbaragliato la concorrenza negli scontri diretti: tutti vinti, a parte il pareggio allo Juventus Stadium. Nel campionato in corso, invece, dopo la goleada agostana (4-0) sull’Atalanta, lontana parente di quella attuale, Inzaghi ha perso con il Milan e ha pareggiato in casa contro Napoli e Juve, sperperando in entrambi i casi una netta superiorità. Due punti in tre scontri diretti mal gestiti per motivazioni tiepide, leggerezze difensive o tenerezza offensiva. Se la Lazio arriva surfando sul prestigioso successo di Amsterdam, l’Inter si presenta disturbata dalla sconfitta di Leverkusen, giustificata da un’interpretazione del match troppo pigra e speculativa, punita sui titoli di coda. Un atteggiamento che stasera Inzaghi non potrà permettersi contro una Lazio di qualità, ben educata da Baroni al coraggio e all’intraprendenza offensiva. Lo dimostrano la gestione dei suoi attaccanti e dei cambi in corsa.
qui lazio
—Nelle ultime quattro partite, Baroni ha inserito sempre tre nuovi attaccanti dalla panchina; Inzaghi per tre volte uno solo e una volta ne ha mandati in campo un paio. In totale, dall’inizio del campionato, l’allenatore della Lazio ha fatto entrare 35 attaccanti, quello dell’Inter la metà (18). I campioni d’Italia hanno segnato 4 reti in più dei biancocelesti (34-30), secondi solo alla macchina da gol dell’Atalanta (39), ma il confronto tra i reparti avanzati premia i romani. La ricca batteria offensiva, che Baroni ruota ad arte (Castellanos, Noslin, Pedro, Dia, Zaccagni, Isaksen, Tchaouna), ha già fruttato 23 reti. I 16 gol dell’avanguardia nerazzurra sono spartiti tra tre soli uomini: Thuram (10), Lautaro (5) e Correa (1). C’è questo coraggio tattico alla base dell’ottima partenza di Baroni, che ha rifondato meglio e più in fretta di Motta e Fonseca. La squalifica del Taty Castellanos ha fatto saltare il derby argentino con il Toro Lautaro, che non segna in campionato dal 3 novembre (Inter-Venezia 1-0). Stasera, lunedì, scontro tra grandi: Lazio-Inter. Vedremo chi farà barba e capelli a chi.
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