Napoli, per Conte primato non di corto muso. Juve, Motta non svolta

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Compatto e concreto, la squadra campana vince spesso con un solo gol di scarto, ma crea sempre pericoli. Ottavo pari per i bianconeri: non si vede una crescita

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Domenica 1 dicembre sarà ricordata per la grande paura provata allo stadio Franchi per il malore in campo di Edoardo Bove che ha portato al suo immediato ricovero e alla sospensione di Fiorentina-Inter. Nella mente sono tornati i fotogrammi di tante scene drammatiche simili a questa. In serata le notizie dall’ospedale Careggi e poi il comunicato della Fiorentina hanno fatto tirare a tutti un primo sospiro di sollievo. In attesa di prossimi ulteriori rassicuranti bollettini medici, a Bove va il più affettuoso augurio di ristabilirsi e tornare in campo presto. Saperlo comunque cosciente e fuori pericolo ci consente di parlare di calcio senza troppi imbarazzi e con animo più sereno. 

il napoli e lo scudetto

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Ogni giornata di campionato, tifosi azzurri, avversari e opinionisti guardano la partita del Napoli per capire quanto sia reale e credibile la sua candidatura alla lotta scudetto. E giornata dopo giornata le risposte risultano sempre più affermative e convincenti. Conte vince anche sul campo del Torino (autore di una discreta prova e in partita fino alla fine), mantiene il primato e si gode i progressi evidenti della sua squadra, solida, compatta, concentrata, generosa, attenta ad ogni particolare. Il Napoli è sempre più contiano nello spirito di sacrificio, nell’applicazione, nell’atteggiamento. Ma non ancora nel cinismo e nella cattiveria quando c’è da azzannare l’avversario e chiudere la partita. Però la capacità di sapersi chiudere e difendere, impedendo agli avversari di essere pericolosi, al momento compensa la difficoltà a concretizzare le molte occasioni create. Si vede che la squadra crede in quello che fa e sta acquistando consapevolezza delle proprie nuove qualità e caratteristiche. Il lavoro fatto dal tecnico va al di là di un primo posto inaspettato. Lo scorso anno il Napoli era una squadra spaurita con una difesa colabrodo e giocatori che non si aiutavano più tra di loro. Una formazione neanche lontana parente di quella che l’anno prima con Spalletti aveva conquistato uno spettacolare scudetto. Conte in pochi mesi è entrato nella testa dei suoi uomini e ha rivoltato il Napoli come un calzino, forgiandolo e compattandolo. Lui parla dei suoi giocatori definendoli soldati e loro ad ogni gol corrono ad abbracciare il proprio generale. La squadra sta crescendo nella gestione della partita e dei momenti decisivi: tutti si aiutano (fedeli al mantra contiano del noi che viene prima dell’io) tutti corrono e rincorrono. 

i protagonisti

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In più c’è la crescita individuale di elementi decisivi. Ne citiamo solo tre, ma la lista è più lunga: Di Lorenzo è tornato quello di due anni fa; Lobotka è il metronomo che decide tutti i tempi di gioco; McTominay è oggi l’uomo in più, un tuttocampista il cui strapotere fisico si unice a intelligenza tattica, capacità di creare pericoli e trovare il gol. Quando una squadra è prima significa che è tutto il collettivo a fare bene, ma ricordiamo che all’appello manca il miglior Kvara. Capitolo a parte Lukaku: non è più (o non è ancora) il prepotente attaccante che partiva da solo e spaccava difese e partite. Quel Lukaku non si è più visto dallo scudetto interista con Conte, ma oggi si applica anche come boa centrale per aprire spazi e favorire gli inserimenti dei compagni. Ieri solo un grande Milinkovic gli ha negato un meritato gol. Il Napoli su 14 partite ne ha vinte 10, di cui 5 con un gol di scarto: l’attacco è solo il settimo in A. Per 9 volte però ha tenuto la sua porta inviolata e con 9 reti subite è la seconda difesa dietro la Juve (8 gol subiti). Ma attenzione, nonostante i numeri lo facciano pensare, il primato del Napoli non è di corto muso: in tutte le partite, anche quelle vinte 1-0 come ieri, il Napoli non si è mai limitato a difendere il vantaggio ma ha sempre avuto le occasione per fare molti più gol. 

la juve non decolla

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La Lazio stecca a Parma e si stacca dal vertice (-4), ma non si chiede a Baroni di vincere lo scudetto e una brutta scivolata con errori marchiani, non può far dimenticare il percorso finora eccellente. Molto più grave perché sta diventando una abitudine il pareggio deludente della Juve a Lecce. Il distacco aumenta (-6), ma soprattutto continua a mancare il processo di crescita. La lista degli indisponibili, soprattutto in attacco, resta un alibi che non si può negare a Motta. Ma questa Juve non decolla. Nonostante sia l’unica imbattuta in campionato. Dedizione, spirito di sacrificio non sono in discussione, ma le occasioni da gol arrivano col contagocce ed è innegabile che se queste prestazioni fossero state targate Allegri, sarebbero piovute critiche severe. Ripetiamo un concetto già espresso: al nuovo tecnico va dato tempo, ma i passi falsi iniziano ad essere davvero troppi: otto pareggi sono un’infinità. Sabato Motta affronterà il suo Bologna che ha portato in Champions grazie a un gioco redditizio, imprevedibile, bellissimo. Di cui finora a Torino non c’è traccia. Stasera Roma-Atalanta, Gasp è chiamato a tenere il passo del Napoli, non sarà facile.

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