PANE, CALCIO E FANTASIA

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A.S.D PIETRAMONTECORVINO

Lucera è circondata da paesini dall’aria lucana, ricchi di storia, monumenti, tradizioni ed abitanti storici, comignoli che accompagnano le stelle di notte, Pietramontecorvino è uno di quellli ed il suo castello è in grado di dare una chiara orbita alla piccola ma maestosa provincia foggiana. Lo sport è al centro dell’attenzione collettiva locale e l’ASD Pietramontecorvino, partecipante del Campionato molisano di Prima Categoria, girone B, è sostenuta a tutto tondo. Il progetto comprende l’aspetto extra calcistico e l’allegria di una buona tavola non manca mai!. Massimo Vennella, storico capitano e mediano di centrocampo petraiolo, Michele Sasso, centrocampista under e mister Antonio Ciurlia, parlano di questa realtà con spirito propositivo.

Capitan Massimo Vannella racconta la sua lunga esperienza nella squadra della sua città. La sua intervista verte sul ricordo ed appare abbastanza emotivo: “In realtà non ho iniziato qui a giocare “seriamente”, però queste strade mi ricordano i miei primi calci e le prime esultanze. Lucera funge da centro economico per questi borghi, infatti non c’era modo di poter giocare qui ed io con altri 15 compagni arrivavamo al campo saltellando dopo essere scesi dalle auto degli adulti. Ricordo i sacrifici dei genitori che a turno si impegnavano a farci raggiungere la sede, noi pensavamo solo a divertirci, c’era una spontaneità diversa. Ora non è così, anzi, dopo il rifacimento del campo in pietra, 15 anni fa un’altra società prese in mano la situazione, partì dalla Terza Categoria e la corsa all’Eccellenza fu provvidenziale per il futuro sportivo dei nostri ragazzi. La piazza? È fantastica! La maggior parte di noi è residente, c’è un legame differente e non si può negare, questa caratteristica ci fortifica. Anche se mi si può considerare una bandiera (ride, ndr), non ho sempre indossato questa maglia. Prima di stabilirmi sportivamente qui, per 6 anni ho militato con i colori del Foggia, rossoneri come il Pietra, poi sono stato anche a Vasto, ora vorrei dedicarmi alla mia terra. Non ho notato differenze tecniche tra i vari campionati regionali negli ultimi tempi, precedentemente se ne parlava maggiormente, penso che ogni luogo possa insegnarti qualcosa a livello di gioco. Ai giovani, anzi, ai PIÙ giovani (ride, ndr) consiglio di non perdere tempo, impegnarsi è fondamentale poiché se il tempo passa non c’è modo che possa tornare indietro. Non escludo la possibilità di poter allenare i più piccoli, per ora il piccolo sono io (ride, ndr). Io non abbandonerò mai questo mondo, sono un “drogato del pallone” ed è l’overdose più bella, ragazzi”. 

Michele Sasso, giovanissimo esterno (2007) petraiolo, appare timidissimo, diretto ma anche un po’ spaventato: “Mi sento coccolato, soprattutto durante l’allenamento. Dopo due anni al Lucera calcio, sono tornato a casa, anche se per ora sono infortunato. La vicinanza dei tifosi è evidente, anche fuori casa. Dovrei essere un po’ più bravo a conciliare il calcio con lo studio (sorride timidamente, ndr). Il mio sogno? Mi auguro di poter giocare in campi importanti, ciò che vorrebbe ogni giovane calciatore. Ricordo con affetto mister Michele Perna, con lui c’è un rapporto speciale e vorrei fosse orgoglioso di me, per l’anno nuovo mi auguro di essere titolare”. L’esterno, in parole semplici, quest’anno chiederà un regalo a mister Ciurlia e non al tradizionale babbo Natale. 

Mister Antonio Ciurlia: “Quando vedo i miei ragazzi ricordo tutto il mio percorso da calciatore, dalla zona tecnica si presta maggiore attenzione ai dettagli e agli sforzi societari, quando si gioca si è maggiormente concentrati all’aspetto pratico. Il mister scruta tutto, i tesserati non sono solamente difensori, attaccanti o centrocampisti, sono prima di tutto persone, lavoratori (considerando le categorie minori, ndr) e poi calciatori. Ambisco ad essere una figura di riferimento, soprattutto per i più piccoli, l’allenatore deve rappresentare un famigliare al di fuori delle mura domestiche, come un padre. Quando giocavo occupavo una postazione a centrocampo, linea fondamentale data la sua forza coesiva tra i reparti. Molto spesso non si dà il giusto peso all’aspetto psicologico, dovrebbe essere la colonna portante del lavoro di gruppo, io miro alla totale comprensione ed empatia. Non si può negare che i bambini siano meno propensi a calcare la strada, fare le porte disegnate o stabilite con oggetti, tipo bottiglie o zaini, proprio come un tempo, mi dispiace che non possano collezionare anche quei ricordi. Nulla va tolto alle scuole calcio, sia chiaro, ma il lavoro infrasettimanale è generalmente limitativo e settoriale, poco complessivo. Obiettivi? Quando incontrai il presidente per la prima volta, il signor Angelo Delle Donne mi guardò negli occhi e mi disse <io voglio vincere>, queste parole mi colpirono nel profondo e non avrei potuto rifiutarmi, sono felicissimo di questa scelta”.