La Juventus e il calciomercato: perché ricorre sempre più spesso alla formula del prestiti

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I rinforzi così arrivano e i rischi sono relativi: le dinamiche legate ai prestiti che arricchiscono il mercato bianconero

Giornalista

Nelle grandi manovre della Juve non c’è solo la curiosità di vedere all’opera Randal Kolo Muani e Renato Veiga, gli ultimi acquisti bianconeri. Sono in tanti a chiedersi come mai nel mercato juventino sia sempre più ricorrente la formula del prestito secco. In attesa di capire quanti soldi arriveranno dall’operazione con il Manchester City per la cessione di Cambiaso e (magari) Douglas Luiz, Cristiano Giuntoli ha dovuto operare in velocità senza particolari risorse finanziare.

gli oneri

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Si spiega così il ricorso ormai costante ad una formula in apparenza neutra, quella del prestito. In questa maniera non si gravano i bilanci, ci si assicura i rinforzi tanto attesi e il rischio pare davvero relativo. Ma dietro queste scelte ci sono altre dinamiche legate anche alle esigenze delle società cedenti. Prendiamo il caso del Psg per l’attaccante francese che era stato acquistato due anni fa dall’Eintracht Francoforte per una valutazione di oltre 90 milioni di euro. Impossibile che a Torino possano farsi carico di un acquisto così oneroso. Ma in questi casi accade sempre che il club d’origine cerchi di risparmiare sull’ingaggio del giocatore e sulla quota di ammortamento. E ciò spiega come mai queste operazioni siano sempre accompagnate da un onere, anche ingente. In questo caso la Signora pagherà un milione per il prestito, riconoscerà due milioni agli agenti e pagherà per intero lo stipendio dei restanti mesi che ammonta a 9 milioni (considerando lo stipendio al lordo). Totale dell’operazione: 12 milioni di euro.

nessun ripiego

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Prendiamo il caso più noto dello scorso gennaio. In quell’occasione la Juve era in condizioni economiche simili e si cercò il jolly Alcaraz dal Southampton. In quel caso per l’argentino furono spesi 3,9 milioni di euro. Un costo a fondo perduto, visto che il giocatore poi non è stato riscattato per evidenti motivi: ha giocato poco e il suo riscatto era pattuito addirittura per 49,5 milioni. Discorso differente, invece, per l’affare estivo con il Porto: quello per Francisco Conceição. In quel caso alla Continassa hanno messo sul piatto 10 milioni di euro per un altro prestito secco, ma in questo caso il valore tecnico del giocatore è stato già pesato e tutto porterà ad un riscatto per 40 milioni di euro. Quindi in questo caso stiamo parlando di un’operazione virtuosa, di successo. In attesa delle cifre ufficiali emergono anche i dettagli dell’ingaggio del 21enne difensore Renato Veiga. Anche per lui la Juve si accontenta di un ingaggio per soli 6 mesi. La spiegazione è semplice, visto che a Londra hanno speso 14 milioni per lui ad inizio stagione e sperano che l’esperienza in Serie A valorizzi un talento ancora in maturazione. Il costo del prestito, come sempre, serve ai Blues per accompagnare a bilancio l’onere pluriennale. Dal suo canto la dirigenza juventina assicura al proprio allenatore un rinforzo di prospettiva per ricomporre un mosaico mandato in frantumi dai gravi infortuni di Bremer e Cabal. È altrettanto chiaro che Giuntoli con questa mossa accantona risorse da utilizzare per il colpo grosso in difesa. E su questo fronte le richieste per Hancko sono sempre importanti, superiori ai 30 milioni di euro. In un contesto così complesso la strategia della Juve deve tener conto di tutte le opportunità presenti sul mercato per centrare l’obiettivo indispensabile per Thiago Motta: rinforzi in serie e di qualità. Di conseguenza il capitolo prestiti, a prima vista, appare un ripiego. Nella sostanza è un rimedio necessario per chiudere i conti senza sofferenze finanziarie.

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