Milan, nuovo Leao e vecchi errori: dai cross al nuovo ruolo da regista avanzato

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Conceiçao gli ha cucito un abito tattico inedito, Rafa sbaglia tanto ma crede nelle nuove soluzioni: “Se posso essere più centrale, gioco ancora meglio”

Giornalista

In fondo, a ben pensarci, procedono insieme a braccetto, come se avessero lo stesso bioritmo. Immagine bella, effetti pratici decisamente meno. Su quel tandem hanno preso posto, ormai da tempo, il Milan e Leao. Li osservi, provi a scrutarli da vicino, cerchi di capire quando la svolta è arrivata sul serio, ma sembra un’impresa impraticabile. Quando la pedalata si fa fluida e la velocità aumenta, ecco che salta la catena. Sta diventando un incubo perché succede alla squadra e al giocatore che di quella squadra è il maggior talento. Basta prendere le serate di Madrid e di Riad, per poi osservare quelle col Cagliari. Un copione diabolico. Ma se il Milan è una squadra, e come tale soggetta a cicli in base alla composizione della rosa, Leao è un singolo e allora la faccenda è diversa. Perché poi, alla fine, ci si ritrova sempre a dire le stesse cose, a porsi la stessa domanda: quando riuscirà a trovare continuità? Aggiungendone un’altra, dopo la partita di stasera: quando capirà il modo migliore per adattare la sua proposta di calcio all’interno di una partita in cui le gambe non girano come in quella precedente?

numeri

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Leao, quando si sente attaccato dal mondo esterno, non riesce probabilmente a decifrare una cosa: nessuno gli chiede cinquanta partite da fenomeno a stagione, ma semplicemente trovare il modo migliore di mettersi al servizio della squadra nelle giornate in cui i muscoli sono meno vivaci. Ci sono un paio di cifre della sua prestazione contro il Cagliari che fanno riflettere. La prima è il numero di cross: otto, nessuno ne ha fatti di più. Il problema è che ne è andato a buon fine soltanto uno. La sua è stata una serie più o meno infinita di palloni scodellati in mezzo un po’ osservando il piazzamento dei compagni, un po’ sperando semplicemente che accadesse qualcosa. L’altra cifra è ancora più dolorosa e riguarda i palloni persi: sono 19, anche in questo caso nessuno dei suoi compagni ha fatto peggio. Insomma, una serata no dopo quella totalmente sì di Riad. Così come per Pioli e Fonseca, ora tocca a Conceiçao cercare di spremere il meglio da Rafa e, a parte il passaggio a vuoto di questa partita, il percorso è comunque iniziato nel migliore dei modi. Evidente anche il tentativo – avviato già da Fonseca – di chiedere a Leao una recita tattica diversa. Spostandosi al centro, magari anche a destra, comunque abbandonando la scontatezza della corsia sinistra dove i suoi movimenti sono conosciuti da tempo. Col Cagliari lo abbiamo visto addirittura nelle vesti di regista avanzato, al posto di Reijnders per capirsi, a cercare soluzioni di gioco, sbocchi alla manovra. A cercare quelle verticalizzazioni che sono il lievito madre del gioco di Conceiçao.

libertà

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Sergio alla fine l’ha cambiato. Era il minuto numero 88, ha messo dentro al suo posto un 21enne del Milan Futuro. Non per punizione, ma perché comunque il messaggio è sempre valido e vale per tutti: non ci sono intoccabili, e Rafa lungo la stagione lo ha imparato sulla sua pelle. Quando ha lasciato il campo è piovuto qualche fischio, ma nulla di paragonabile ad altri brutti precedenti. “Non ho nessun problema, gioco dove mi mette il mister e voglio solo aiutare la squadra a vincere – ha detto a fine gara Rafa -. L’allenatore mi lascia libero, poi c’è quello che sento in campo. Se guardo Fofana in mezzo taglio dentro, altrimenti sto fuori. Poi devo capire dove andare e dove no. Se posso essere più centrale ancora meglio, perché sono più vicino alla porta. Secondo me meritavamo un altro risultato alla fine. Cosa ha portato Conceiçao? Mentalità, la voglia di essere sempre nella metà campo avversaria, non mollare mai. È quello che stiamo cercando di fare in ogni partita, è qui da poco tempo ma lui ha già messo le sue idee”.

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