Soldi e iperprofessionismo da una parte, errori inspiegabili dall’altra: tocca a Rocchi e Rosetti migliorare la situazione
Se proprio vogliamo dirla tutta, il disastro degli arbitri nelle eurocoppe ci dà un piccolo motivo di consolazione: non abbiamo l’esclusiva, il livello dei direttori di gara è modesto, modestissimo anche fuori dai nostri confini. Mai come stavolta, però, mal comune non è mezzo gaudio, perché il calcio – ovunque, non solo in Italia – ha assoluto bisogno di decisioni eque e regole chiare. Caratteristiche che oggi non appartengono né al nostro movimento né a quello internazionale. Qualcosa deve cambiare, qualcuno deve intervenire. A cominciare da chi stabilisce le norme, che non possono essere queste: ne occorrono di trasparenti, non soggette a interpretazioni che determinano decisioni difformi.
i responsabili
—Ma hanno un ruolo decisivo anche i designatori: il nostro, Rocchi, e l’uomo che sceglie gli arbitri per l’Uefa, che è nostro pure lui, cioè Rosetti. Nella settimana europea abbiamo assistito a situazioni ai confini della realtà, e in mezzo ci sono finite due squadre italiane. La più paradossale, il rigore concesso al Bruges contro l’Atalanta: una decisione sconcertante dell’arbitro – il turco Meler – non corretta dal Var. Sembrava di essere in Serie A, e non perché in campo c’era la squadra di Gasperini: noi siamo tristemente abituati a episodi del genere. Più complessa la vicenda che ha coinvolto la Roma, perché non è riferita a un errore evidente ma alla gestione complessiva della gara contro il Porto. Ranieri, indiscutibilmente un gentleman, se l’è presa come mai era accaduto in decenni di carriera: ha citato numeri (un arbitro indicato come casalingo), amici con i quali si è consultato (Mourinho?), soprattutto Rosetti, additato come il colpevole numero uno perché reo di avere mandato il tedesco Stieler a dirigere quella gara. L’immagine mai vista di un allenatore e di un uomo serio come Claudio, furibondo con l’arbitro al punto da invitare i suoi calciatori a non salutarlo “perché non lo merita”, ha stupito l’Europa.
![Referee Tobias Stieler leaps to catch the ball during the Europa League playoff first leg soccer match between FC Porto and AS Roma at the Dragao stadium in Porto, Portugal, Thursday, Feb. 13, 2025. (AP Photo/Luis Vieira)](https://dimages2.gazzettaobjects.it/uploads/2025/02/14/67af09c1dbb76.jpeg)
soluzioni strutturali
—Ha esagerato? Può essere. Ma possiamo interpretare il suo sfogo anche da un altro punto di vista: se perfino lui ha perso la pazienza e ha avuto una reazione così clamorosa, significa che l’atteggiamento di Stieler è stato davvero insopportabile. Sia chiaro: non possiamo nemmeno pensare che l’Uefa e Rosetti ce l’abbiano con l’Italia, anche se gli arbitri di Bruges e Oporto hanno complicato il cammino europeo dei nostri club (e penalizzato la Serie A nella corsa al quinto posto in Champions). E non prendiamo neppure in considerazione l’idea che da parte del designatore della Uefa ci sia un’avversione nei confronti della Roma risalente addirittura ai tempi nei quali in campo aveva a che fare con Totti, De Rossi e Cassano. Il complottismo non è il modo giusto per affrontare una situazione d’emergenza come questa. Bisogna semmai prendere atto che il caso arbitrale ha assunto una dimensione inaccettabile. E che d’ora in avanti, in Italia e in Europa, tra scudetto e Champions, ogni errore peserà ancora di più. La verità è che il calcio e gli arbitri sembrano andare a due velocità differenti. Molto differenti. Da una parte ci sono milioni di euro, di spettatori, di telespettatori: un giro vorticoso di denaro e di interesse, un mondo iperprofessionistico che vuole sempre crescere. Dall’altra c’è una realtà – quella arbitrale – che non tiene il passo. Le regole, soprattutto alcune, non sono chiare, spesso gli stessi arbitri danno la sensazione di non sapere come interpretarle; il livello tecnico di troppi direttori di gara è inadeguato; l’utilizzo del Var è ogni volta un’avventura, non si capisce come sia possibile che lo strumento – uno strumento preziosissimo – sia impiegato in modo così approssimativo. Con queste premesse, è inevitabile guardare con preoccupazione alla parte decisiva della stagione. In Italia e in Europa.
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