I bianconeri lottano per il quarto posto, i nerazzurri per scavalcare il Napoli. Non sarà una notte da X per il derby d’Italia
Non ci sarà mai bisogno di sollecitazioni esterne per dare senso e pepe al derby d’Italia, che vivrà sempre di luce propria. Ma i risultati di ieri hanno enfatizzato la sua importanza. Il terzo pareggio consecutivo del Napoli, sempre rimontato, permette all’Inter di giocare stasera con la freccia che lampeggia: se vince, passa in testa a +1 e a + 6 sull’Atalanta, fermata dal Cagliari. A due turni dallo scontro diretto del Maradona. La Juve, approfittando dello stesso pareggio dell’Olimpico, può zompare addosso alla Lazio e addormentarsi su un morbido quarto posto da Champions. Non è notte da pareggite. Chi vuol essere lieto, rincorra i 3 punti. Che noi ci divertiamo.
vera juve
—L’Allianz Stadium è come la Fortezza Bastiani. Attende da tempo la vera Juve di Thiago Motta che non arriva mai, come i tartari di Buzzati. Solo avvisaglie all’orizzonte, immediatamente smentite: le prime due di campionato (Como, Verona), le rimonte elettriche con Inter e Lipsia, la convincente vittoria sul Milan, il bel primo tempo di Napoli… Mai la continuità, mai il decollo. Le due vampate emozionali (da 1-2 a 3-2 in dieci a Lipsia; da 2-4 a 4-4 a San Siro) sembravano la scossa ideale per accendere una squadra giovane e rivoluzionata, Invece, dopo Lipsia, è arrivato il pareggio casalingo con il Cagliari e, dopo l’Inter, quello con il Parma. Falso allarme, non erano i tartari. Chi furono i protagonisti di quelle due rimonte isteriche? Conceiçao e Yildiz, due esterni con giocate individuali. La Juve finora ha dato il meglio nella disperazione, quando ha smesso di ragionare e si è buttata avanti con il cuore, illuminata dalle prodezze dei solisti. L’esatto contrario di ciò che ci si attendeva da Thiago: una squadra in grado di controllare il gioco e di imporlo. Il suo Bologna non viveva solo di Orsolini e Ndoye. Anzi, la vera forza stava in mezzo, negli automatismi di un centrocampo che si associava felicemente a Calafiori e Zirkzee. Il centrocampo della Juve invece finora è stato spesso il deserto dei tartari, povero di idee e di qualità, per la latitanza dei due acquisti più attesi e onerosi: Koopmeiners e Douglas Luiz. Da questa aridità sono arrivati i 13 pareggi (difficoltà a trovare le punte) e i 17 punti persi da situazioni di vantaggio (incapacità di gestire palleggiando). Ma all’orizzonte c’è qualcosa di nuovo…

mettere la quarta
—Per la prima volta, la Juve ha messo in fila 3 vittorie: Empoli, Como, Psv. Sofferte, ma energizzanti. Sotto la buccia delle difficoltà, l’idea cresce. Aggiungere una quarta vittoria contro l’Inter, cioè contro l’avversaria meno amata, rafforzerebbe la consapevolezza del gruppo e darebbe una carica speciale, sia per la rincorsa al quarto posto, sia per la delicata trasferta di mercoledì in Olanda. In quattro giorni la Signora si gioca molto della sua stagione. Il pensiero del Psv ha costretto Thiago a calibrare la formazione sul doppio impegno. Locatelli dovrebbe riposare. La mediana è sarà affidata a Koopmeiners, Thuram e McKennie. Il derby d’Italia si decide qui, nella capacità di reggere lo sguardo del reparto più forte del campionato, con un Barella in stato di grazia, e di interpretare la partita che ha chiesto ieri Motta: aggressiva, da squadra vera, “cercando la vittoria dal primo minuto”. Dimenticare la tendenza a speculare, allenata per 3 anni, e costruire la vittoria con coraggio. La cena di gruppo è stata una sorta di rito per evocare lo spirito giusto e quell’empatia che non sempre si è colta tra tecnico e squadra. Conceiçao e Nico Gonzalez dovrebbero essere gli esterni scelti. Yildiz in panca. Kolo Muani, 5 gol in 3 partite, si augura qualche pallone in più per giocarsi al meglio il lussuoso incrocio con Lautaro, che sa di finale mondiale. Il Toro si chiama Martinez, come il Dibu che negò al francese il gol della vita.

thuram out
—A Simone Inzaghi mancherà uno dei finalisti di Qatar ’22: Marcus Thuram. L’attaccante ha recuperato, ma solo per la panchina. Niente derby col fratellino Kephren, almeno all’inizio. Assenza pesante perché l’Inter perde in un colpo solo il promo bomber della squadra (13 gol), terzo del campionato, ma soprattutto una pedina tattica fondamentale, per l’abilità di rialzare la squadra in ripartenza, di sbranare la profondità e di lavorare duro anche senza palla. Al suo posto, giocherà Mehdi Taremi. Anche per l’iraniano un’occasione di svolta, per dare senso a una stagione che per ora si riassume in due rigori, uno in Champions, uno in campionato.
calha cresce
—Inzaghi ha toccato con mano il privilegio di Conte: una settimana di lavoro, senza coppe. Gli è servita per far recuperare le forze alla truppa, stressata da un calendario folle (11 partite dall’inizio dell’anno) e per cercare di alzare il livello di Calhanoglu, il meccanismo più insostituibile dell’orologio nerazzurro. Il ritrovato Acerbi, dopo aver cancellato Kean, proverà a disarmare lo scatenato Kolo Muani. Per il resto, i soliti noti. Dei due incroci di campionato con il Milan e di quelli casalinghi con Napoli e Juve, l’Inter non ne ha vinto uno. L’anomalia più vistosa del cambio di stagione. Nel torneo scorso i nerazzurri vinsero tutti gli scontri diretti, tranne quello con la Juve a Torino, finito in parità. Inzaghi vuole espugnare lo Stadium per lanciare ufficialmente la volata scudetto e per fare la prova del fuoco, in una tana calda, per poi calare al Maradona tra un paio di settimane. Il più grande spettacolo dopo Sanremo, canterebbe Jovanotti. Godiamocelo e in bocca al lupo all’arbitro.
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