PERCORSO – Nella testa dei giovani si entra dandogli fiducia, parlando e dando feedback. Cercare i tasti giusti per essere ascoltati e guadagnarsi punti come credibilità. E’ importante per loro avere davanti una persona credibile, che riconoscono come qualcuno che trasmette qualcosa che può servire nel calcio e nella vita. Serve una certa sensibilità, bisogna avere l’approccio giusto con ogni persona che è diversa. La comunicazione e la fiducia trasmessa sono importanti”.
AMBIZIONI – “Mi fa piacere ritrovarmi in una società di grandi ambizioni. C’è un progetto importante. La squadra è ricca di giovani di qualità su cui la società ci punta, il nostro compito è ottenere risultati e dargli la possibilità di crescere. Manca qualcosa come autostima in questo momento a causa dei risultati, mi sono focalizzato sul ridare fiducia e coraggio. Bisogna essere propositivi, conta tanto la fiducia in un giovane. I miei ragazzi sono i più bravi, io devo dar loro il massimo. Il modello di gioco non lo anticipo, non posso anticipare troppe cose a Vincenzo Italiano. Il Bologna è una grande squadra, abituata a fare un certo tipo di calcio, non credo sia preoccupato. Ovvio che ogni partita poi è complicata in Serie A, nessuno regala nulla”.
BERNABÉ – “È un ragazzo talentuoso e di qualità, devo ancora scoprire meglio il ruolo anche se lo conoscevo prima e l’ho visto lavorare. E’ un centrocampista totale, può fare tutto in un centrocampo a due e a tre e nasce anche come trequartista. Devo conoscerlo in fretta e metterlo a disposizione della squadra, mettendolo nel ruolo dove si trova meglio. Questo è il nostro compito”.
MAN – “Dennis come gli altri deve lavorare tanto, si deve impegnare e deve assumersi delle responsabilità come tutti. E’ un giocatore importante, ha avuto un momento di calo da dicembre. Il nostro compito è di farlo rientrare in forma, renderlo il giocatore che ci ha abituato. Non basta quello che ho visto a inizio stagione, voglio molto di più perché ne ha le potenzialità”.
CHIAMATA “Ci siamo conosciuti il giorno stesso che ci siamo trovati a Parma. Sono stato sorpreso dalla chiamata di una società che ha avuto il coraggio di chiamarmi per un colloquio. Conosco bene la realtà di una società con un progetto importante a lungo termine, mi fa piacere esser stato contattato e scelto. I primi giorni sono impegnativi, sei in un frullatore continuo. Mille persone da conoscere e qualcosa che succede ogni minuto ma la priorità è la squadra, conoscere i giocatori anche a livello caratteriale e impostare la prossima partita”.
FASE DIFENSIVA – “Quando si cambia allenatore ogni singolo deve dimostrare qualcosa e quindi dà qualcosa in più. L’approccio è stato più che positivo come intensità, c’è voglia di cambiare rotta. Quello che conta poi è il risultato al sabato. Ho visto segnali importanti dal gruppo. Per la fase difensiva, si difende in undici non a tre o quattro. Sono tutti responsabili, si vive di attacco e difesa. Tutti devono essere partecipi nelle due fasi. Non solo attenzione, bisogna lavorare tutti insieme senza pause”.
KRAUSE – “Voglio ringraziare il presidente e la società per la fiducia. Sono onorato di far parte di questo progetto. Per me è il massimo di quello che potevo sognare quando ho iniziato questo mestiere. Ho iniziato con la gavetta nel settore giovanile, Parma è il massimo a cui posso ambire ora. Mi prendo questa responsabilità e questa possibilità di lavorare in una società con un progetto importante. Lavorare con i giovani mi ha entusiasmato, vorrei trasmettere questo ai bravissimi giocatori che ho in rosa”.
AJAX – “Parma per me è dieci volte l’Ajax. Ho molto rispetto della squadra di Amsterdam, ma così è come vedo le cose ogni in questo momento. Questo è il mio approccio e voglio trasmetterlo ai miei giocatori. E’ una società sana e bella, stare in questo posto è meraviglioso e i giocatori devono capirlo. Devono essere riconoscenti, molte persone credono in loro, siamo qui per renderli giocatori e persone migliori. Io ho avuto una carriera in squadre che ambivano a vincere i campionati, poi a Roma ho vissuto una stagione difficili, che ci siamo trovati in fondo al campionato e abbiamo rischiato di retrocedere. Non mi piace parlare del giocatore Chivu, mi porto però dietro un bagaglio di conoscenze. Se sono riuscito a giocare in squadre che lottavano per il campionato, un po’ di grinta e esperienza come approccio e tutto ciò che serve per avere risultato ne ho avuto. Non serve lottare per la retrocessione per saper come salvare la squadra poi da allenatore. Ci sono tante altre cose e spero che le mie qualità siano quelle giuste per salvare la squadra, sono certo di aver quello che serve”.
CLASSIFICA – “In primis servono punti, sono le partite vinte a render tutto più semplice. Aiuta a lavorare bene insieme e anche sul singolo giocatore. Ci vuole qualcosa in più rispetto a quello che è stato fatto. Serve più respinsabilità dei singoli, devono tirare fuori la voglia di mantenere la categoria. Non posso giudicare la squadra fisicamente perché è giù sul piano mentale, le cose vanno fatte di pari passo. Dovremo fare tanto lavoro anche sul fisico, sui cui si è già lavorato, ma l’aspetto mentale ora vale di più”.
SQUADRA SPAVENTATA? – “Quando si arriva in una squadra c’è tanto da fare ma ho parlato individualmente con alcuni di loro e non ho visto paura ma senso di responsabilità. Sono ragazzi maturi che capiscono il momento e lavorano sodo per uscire da questo momento”.
SFIDE – “Nella mia vita le sfide le ho sempre accettate. Hanno fatto parte del mio modo di essere, la mia motivazione è sempre stata quella. Lo storico dice molto di me, dalla morte di mio padre agli spostamenti fino agli infortuni, anche quello alla testa. Ho le spalle larghe, mi prendo sempre le responsabilità. Questo è un onore, non un rischio. Vedo e sento la fiducia, metto la mia anima a disposizione della squadra. Sulla fase difensiva, se non ci fossero stati problemi non sarei qua. Lo studio lo avevo fatto prima da appassionato di calcio, l’idea la avevo”.
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