Per i problemi di Kean, Colpani, Gudmundsson, e Adli adesso più che mai serve il contributo dei nuovi
I frutti non si vedono… Almeno in questo primo mese che ha portato più dolori che gioie alla Fiorentina e al suo tecnico Raffaele Palladino chiamato a una prova molto importante venerdì sera al Franchi contro il Lecce. Il tecnico, complici anche i malanni di Gudmundsson, Colpani, Adli e soprattutto Kean, dovrà affidarsi ora più che mai ai rinforzi arrivati dal mercato di riparazione. Che, però, fino a questo momento non hanno convinto. Da Zaniolo a Fagioli, da Ndour a Pablo Marì. Giocatori di alto livello chiamati per fare la differenza e sostituire quei calciatori che con Vincenzo Italiano alla guida avevano raggiunto la finale di Conference League e il piazzamento in campionato che ha ridato il pass per la stessa coppa, ma che con Palladino non hanno offerto un rendimento particolarmente elevato anche se Jonathan Ikoné, passato al Como, proprio in Conference, è il bomber viola con quattro reti. Gli altri, da Biraghi a Quarta, da Sottil a Kouame, sono partiti, anche con qualche strascico polemico.
Eccezione
—Dall’elenco dei “non produttivi” abbiamo tenuto fuori Michael Folorunsho che a Napoli ad Antonio Conte non è mai piaciuto, ma che a Firenze si è inserito benissimo. E’ il primo ad essere arrivato anche perché tesserato subito. E Palladino ha pensato a lui come l’uomo che poteva fare il lavoro che aveva svolto splendidamente lo sfortunato Edoardo Bove. Folorunsho, ancora nei pensieri del ct Luciano Spalletti, in 7 presenze e 482 minuti giocati ha finora un solo neo: i quattro cartellini gialli che lo hanno spedito in diffida. Per il resto ha giocato sia da esterno alla Bove che da centrocampista centrale facendo sempre il suo. E proprio domenica nella disastrosa trasferta veronese non solo è stato l’ultimo ad arrendersi, ma è stato l’unico a proporsi. Suo il cross per l’unica occasione di Kean parata da Montipò. Folo corre, lotta, si adatta, spinge, corre all’indietro. Insomma, mister duttilità. Ma parliamo dell’unico rinforzo del mercato invernale senza macchia.
In ritardo
—E’ vero che bisogna adattarsi alla nuova piazza, compagni, tecnico, ma l’ennesimo cambio di maglia non sembra aver prodotto scosse adrenaliniche in Nicolò Zaniolo che Palladino ha usato tre volte per 162’ da titolare, per necessità e curriculum, col Como e a Verona, le due partite peggiori della sua stagione. Zaniolo, da esterno d’attacco, da sottopunta, da punta ha prodotto poco o nulla facendo pure rimpiangere l’infortunato Colpani che Firenze non sta amando. Serve una svolta, e proprio la sfida di venerdì rappresenta per lui già una prova decisiva. Perché col Lecce è vietato sbagliare per tutti. Palladino lo ha fortemente voluto, molto più di quanto abbia fatto Gian Piero Gasperini a Bergamo per trattenerlo. Zaniolo ha ritrovato un’isola felice, andando a giocare col suo amico del cuore Moise Kean, ma ora che il numero 20 non c’è tocca a lui inventarsi un colpo di genio. Il 60% delle presenze porta al riscatto dal Galatasaray, ma Zaniolo deve esplodere perché ha già 25 anni e di cambi maglia non ne ha fatti proprio pochi.
Pochi spunti
—Diversa la situazione di Nicolò Fagioli sul quale la Viola, su suggerimento del tecnico, che è stato accontentato in qualunque desiderio, investirà in totale 13 milioni. La Juve non ci ha creduto, il club di Rocco Commisso sì. Farlo giocare da trequartista contro il Como non ha pagato, meglio in posizione centrale, ma a Verona è partito dalla panchina. Come sono partiti dalla panchina Cher Ndour e l’esperto difensore spagnolo Pablo Marì, pupillo del tecnico a Monza. Domenica a Verona la mezzala ha perso una palla sanguinosa, mentre il difensore, entrato al posto di Ranieri, che non stava bene, alla primissima uscita non è sembrato particolarmente a suo agio. Giocherà più il prossimo anno perché non è nella lista Conference. Ma ora i nuovi sono chiamati a darsi una mossa.
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