Inter, problema attacco: a Firenze zero tiri in porta

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Contro la Fiorentina prima partita senza gol del campionato: anche con Arnautovic e Taremi la musica nerazzurra non è cambiata

Dal nostro inviato Filippo Conticello

Se esisteva una certezza in casa Inter, quella era il gol, almeno in campionato. La palla spinta in rete in qualche modo, la freccia lanciata da uno dei tanti arcieri di Simone diritta nel bersaglio. E l’altra certezza stava nel modulo a due punte, quasi una legge incisa nella pietra: in questi anni, l’Inter inzaghiana non ha rinunciato quasi mai alla coppia di attaccanti all’interno del 3-5-2 codificato in ogni singolo movimento. In questa stramba serata fiorentina, però, il mondo si è rovesciato del tutto: non solo l’Inter non ha trovato uno straccio di rete, e non è stata quasi mai pericolosa, ma gli attaccanti mandati in campo da Inzaghi alla fine non erano soltanto due, come da tradizione. E non erano neanche tre. 

tutto per tutto

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Nella disperazione finale, il tecnico nerazzurro ha rovesciato in campo tutta l’artiglieria offensiva – accanto alla ThuLa prima Arnautovic e poi pure Taremi –, senza ricevere in cambio mezzo tiro. Davanti a De Gea solo un’occasione sciupata goffamente dall’austriaco, che in area sembra muoversi come un elefante in una cristalleria. Alla resa dei conti, la quadruplice armata ha portato solo un mucchio di confusione, anche perché il problema era a monte e assai più generale: tutta l’Inter era stranamente molle, eterea, non soltanto la batteria degli attaccanti mandata in campo per intero. Certo, stupisce vedere Thuram che spari così a salve in un match decisivo e che non faccia valere il solito fisico da Marcantonio: lo marcava Ranieri, più piccolo e tenero, ma tenacissimo nel corpo a corpo. E forse stupisce ancor di più vedere Lautaro che, nel migliore momento fisico nella stagione, è capace solo di telefonare un tiro in avvio davanti al portiere spagnolo.

il buio

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In questa stagione non ci sono precedenti e, per tornare a una partita di campionato con l’Inter che non trova la via della rete in A, bisogna risalire alla coda della precedente annata stellata: era il 4 maggio 2024, 0-1 a Sassuolo in una gara che aveva tutta l’aria di una scampagnata di fine corso. Non che l’atteggiamento delle riserve, entrate ieri per mettersi accanto a Thuram e Lautaro, abbia fatto un’altra impressione: Taremi non ha avuto neanche il tempo di capire in che stadio si trovasse e Inzaghi ha poi fatto notare come l’iraniano conviva con un problemino fisico da dopo Lecce. Mehdi s’è piazzato lì in mezzo, a due passi dall’austriaco col muso: Arna scalpita, chiede spazio, fa di tutto per restare all’Inter, eppure ha trovato il modo di rendere insufficiente anche la sua gara. Colpa di quel gol strozzato a pochi passi dalla porta dopo l’assistenza di Lautaro. A fine stagione le strade si separeranno e non si può dire, come spesso in questi casi, con reciproca soddisfazione. Piuttosto, seratacce così nere non fanno che accelerare la ricerca di nuovi attaccanti per l’Inter che sarà. C’è pure il Mondiale per club a cui pensare e quella finestrella di inizio giugno eventualmente da sfruttare.

serve la thula

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Nell’attesa, Inzaghi non può certo fare affidamento sull’eterno infortunato Correa, l’unico attaccante che non ha messo piede al Franchi. Piuttosto, c’è solo da sperare che la ThuLa non si spenga mai come ieri a Firenze, perché anche i due che di solito tirano la carretta sono mancati entrambi. Nella corsa scudetto, prima ha trascinato il francese in versione stoccatore e poi nel 2025 l’argentino ha ripreso la centralità nel sistema nerazzurro: il Toro arrivava da otto reti in otto partite, poi la sequenza si è interrotta contro il Diavolo. Per ripartire subito e mettersi sulle tracce del Napoli, serve la Thula, quella vera. Ma sarebbe gradito anche qualcosina alle loro spalle.

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