Juve contestata ma a -6 dall’Inter: la serata surreale dello Stadium

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Dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia contro l’Empoli, gli ultras bianconeri hanno aspramente criticato squadra e società e hanno fatto mancare il loro appoggio nella sfida contro il Verona. Eppure, alla fine, i bianconeri si ritrovano laddove non erano mai stati negli ultimi 5 anni: a sei punti dalla vetta

dalla nostra inviata Guendalina Galdi

Prima il silenzio, e nel primo tempo solo i cori dei tifosi del Verona (una cinquantina nello spicchio riservato agli ospiti) riempivano a intermittenza uno Stadium che nei 90 minuti contro l’Hellas ha vissuto – almeno sugli spalti – tre partite diverse. Le invettive dei veneti venivano prontamente soffocate dai fischi, ma poi il silenzio tornava padrone. Eccolo, lo strascico della contestazione della sera precedente e del pre-gara, che a sua volta seguiva l’eliminazione della Juve dalla Coppa Italia, un colpo troppo duro per essere digerito senza conseguenze. Un po’ come la “vergogna” di Motta che aveva sopraffatto tecnico e squadra nel post Empoli. Contro il Verona l’unico rimedio per provare a rimarginare quella ferita poteva essere soltanto una vittoria, sinonimo di ritorno al quarto posto innanzitutto. E vittoria è stata, una di quelle che porta con sé più di qualche discorso perché il gioco è tornato, probabilmente anche la fiducia e una Signora formato Champions (dell’anno prossimo). E non c’è da stupirsi se tra tanti che festeggiano il nuovo sorpasso ai danni della Lazio qualcuno guarda ancora più su a quel -6 dall’Inter prima in classifica, tra rimpianti e calcoli sospinti dall’ottimismo.

la contestazione e il -6

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Felicità da novantesimo minuto però, perché prima l’umore dello Stadium era nero. Il punto più basso è stato raggiunto col gol di Suslov che ha avuto il potere di silenziare uno stadio già ammutolito e pronto a fischiare la squadra all’intervallo. E lo 0-1 scongiurato e annullato, tempo di un check Var per confermare il fuorigioco di Faraoni, non ha nemmeno avuto il potere di placare quella protesta. In altre occasioni una decisione del genere avrebbe scatenato un’esultanza, ma non era quella la serata. Dal silenzio ai fischi dunque. Compresi quelli esclusivamente indirizzati a Koopmeiners quando è entrato in campo. Un cambio difficile, un’accoglienza da brividi e non per la temperatura percepita intorno alle 22. Sessanta minuti senza l’olandese, trenta con. Il suo gol al 90′ è servito a far cambiare ancora lo stato d’animo dei tifosi, già rivitalizzati dall’1-0 di Thuram. Sì, perché il mancino del francese aveva mitigato il malessere e alla fine anche Koop da bersaglio è diventato beniamino di quello stadio che in novanta minuti ha giocato la partita del silenzio, poi quella della contestazione prima di ritrovarsi ad appena 6 punti dal primo posto in classifica. Sulle montagne russe juventine succede anche questo.

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