Il nuovo tecnico del Feyenoord, tornato nel club dove iniziò e chiuse la sua carriera da giocatore, parla con ammirazione della squadra di Inzaghi: “La sua forza sta nelle transizioni”
Robin van Persie è il figliol prodigo tornato a casa a 41 anni, ma anche il bambino nella stanza dei balocchi: il semplice stare qui, al De Kuip dove tutto è iniziato, gli fa brillare gli occhi. E questa prima sfida di Champions da allenatore del “suo” Feyenoord lo eccita particolarmente, anche perché davanti ha una avversaria considerata “top level”: “Le grandissime squadre attaccano e difendono ad alto livello: l’Inter fa esattamente questo – ha detto il tecnico olandese in carica da dieci giorni appena -. È molto difficile segnare contro di loro, non a caso hanno subito solo una rete in Champions: dovremo stare attenti a non lasciare spazi perché hanno giocatori bravi in ogni reparto. Il sistema di Inzaghi, poi, è un problema da affrontare per tutti, i suoi giocatori sembrano essere dovunque, con velocità e tecnica: questo è un punto di forza, ma paradossalmente può anche diventare un punto debolezza, anzi può essere proprio l’aspetto decisivo della partita”. Proprio qui, tra le pieghe della battaglia tattica, che il pensiero si fa più interessante: “Credo che avremo un po’ più di palla, ma questo non significa necessariamente che creeremo più occasioni. Sarà importante stare attenti alle transizioni perché la forza dell’Inter sta in quei momenti”. Un pensiero speciale, poi, Van Persie lo ha dedicato a un altro figlio di Rotterdam e di questo club che, però, domani sarà sul fronte opposto: “Stefan De Vrij lo ricordo quando arrivò qui da noi, era un ragazzo molto desideroso di imparare. Voleva sapere delle partite che avevo giocato in carriera e come avevo affrontato certe situazioni”.
ricordi e infortuni
—L’Inter, poi, è il ricordo di una storica semifinale di Uefa 2002 in cui i nerazzurri di Cuper andarono a sbattere e il giovane Robin iniziava a fiorire: “Ricordo bene, entrai dalla panchina in entrambe le gare: l’Inter era fortissima, aveva gente come Ronaldo, Seedorf, Zanetti. Feci un assist, un ‘trick’ alla Zidane e mi infortunai pure, tutto insieme. All’epoca avevo dolore all’inguine, ma volevo comunque giocare. Non lo dissi al mio allenatore, e se oggi qualche mio giocatore lo facesse con me non sarei contento. Alla fine, difendendo bene e con un po’ di fortuna, passammo noi. Speriamo di ripeterci anche stavolta”. Questa, però, è Champions League con ancora fresco il ricordo di un’altra milanese appena caduta tra i canali di Rotterdam: “Vedendo questi ragazzi eliminare il Milan ho fatto un salto davanti alla tv: è stato un momento meraviglioso per il Feyenoord. Adesso non vedo l’ora di riprovare la magia del De Kuip in una notte speciale”. I 13 infortunati, però, azzoppano i sogni e complicano la scelta degli 11, anche se l’argentino Carranza, il giustiziere del Diavolo seduto accanto a lui in conferenza stampa, minaccia fuoco e fiamme: “Non parliamo degli infortuni nella quotidianità – ha aggiunto Van Persie -. Dobbiamo pensare a far giocare bene chi c’è, il nostro obiettivo è quello: sono contento di quello che vedo, del modo e del ritmo in cui ci si allena. Siamo pronti, gli infortuni non saranno affatto una scusa, anche se stiamo cercando di capire quale sia il filo conduttore che ha portato a questa situazione”.
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