La squadra ha variato l’abito tante volte in questa stagione, ma solo col tridente e il brasiliano ha vinto sette partite di fila
Il laboratorio Conte è sempre aperto. Anche durante la pausa di campionato. Forse ancor di più in questi giorni. C’è da ritrovare la via del gol per restare in scia fino alla fine, per provare a mettere pressione all’Inter e sperare di poter struttare un’eventuale frenata dei campioni d’Italia. È un Napoli camaleontico come mai si era visto in passato. Del resto, era una delle avvertenze rivelate dal tecnico azzurro già nella prima parte di ritiro. “Avremo sempre lo stesso modo di giocare in costruzione, cambia poco se la difesa sarà a tre o a quattro”. E oggettivamente è ancora così. La differenza non è il numero dei difensori ma il modo di interpretare le varie situazioni di gioco. Ciò che cambia profondamente è il modo di assaltare in base al sistema di gioco. Col 4-3-3 il Napoli ha scalato la classifica, assaltando sempre con cinque uomini dentro l’area e poi difendendo di squadra, quasi sempre a cinque. L’emergenza ha costretto Conte a rivedere i suoi piani e ora ci sono nuovi protagonisti che hanno messo in crisi le gerarchie. Un bel problema, dopo più di un mese con gli uomini contati. Però cambia tanto a livello di concetti di gioco: nel 3-5-2 il Napoli ha ritrovato Raspadori, ma ha pure perso imprevedibilità. Ecco perché col rientro ormai prossimo di Neres, è facile pensare a un nuovo switch al 4-3-3. Per tentare una nuova scalata scudetto.
Fattore Neres
—David Neres è stato l’uomo che ha cambiato il Napoli a dicembre e gennaio. Prima è riuscito a incidere subentrando dalla panchina con i strappi e i dribbling, ma è diventato un uomo chiave solo a Udine, nella prima partita senza Kvara. Il georgiano era croce e delizia, ma pure l’unico in grado di puntare e saltare l’uomo, creare superiorità numerica e inventare dal nulla una giocata vincente. David a Udine (14 dicembre) fece lo stesso: prese per mano il NapoIi, ridandogli quella magia offensiva che sembrava persa. E permettendo a Conte di sfruttare l’ampiezza, la possibilità di arrivare sul fondo per mettere cross a uscire di qualità. Caramelle per chi attacca, un incubo per chi difende. Da Udine alla Juve (25 gennaio) il Napoli ha travolto chiunque abbia provato a rallentarne la corsa. Vincendo a Genova, Firenze e a Bergamo, superando Venezia e Verona, ribaltando Motta con un secondo tempo da grandissima squadra. Poi il febbraio nero ha smorzato l’entusiasmo: ma c’è ancora vita, e David è pronto a riaccendere gli azzurri. Già dal Milan se per Conte sarà pronto dal via. Di sicuro a partita in corso: per strappare ancora come nei primi mesi in azzurro. Per far emozionare il Maradona.
quante soluzioni
—Il Napoli si è cambiato d’abito già quattro volte in questo campionato. Forse cinque. Ed è pronto a trasformarsi ancora per la volata scudetto. Conte ha preparato la stagione col 3-4-2-1, poi dopo la chiusura del mercato – e l’arrivo di McTominay – ha sorpreso tutti passando al 4-3-3 nella gara più delicata, in casa della Juve. E con quel sistema sa difendere a cinque col sacrificio di Politano, ma pure attaccare con cinque uomini in area, con gli inserimenti delle mezzali e le sovrapposizioni interne dei terzini. Il Napoli è stato anche bello e micidiale prima dell’ultimo mese complicato. Il 3-5-2, come detto, ha creato la LuRa, con Lukaku e Raspadori a loro agio a giocare vicini. Ma nelle ultime due gare Antonio ha allargato il raggio d’azione di McTominay, passando al 4-2-4 (o 4-2-3-1 a seconda dei momenti). Ora serve ritrovare certezze. Con Neres e il tridente. Per crederci fino alla fine. E non avere rimpianti.
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