Il tecnico è diventato il primo nella storia della Champions a schierare 4 giocatori con più di 35 anni in una sfida ad eliminazione diretta. Ma Sommer, Acerbi, Darmian e Mkhitaryan hanno dominato
Acerbi, 37. Sommer, 36. Mkhitaryan, 35. Darmian, 35. Sembra una partita a bingo con numeri estratti a caso, non la è. O meglio, in un certo senso sì. Perché sono gli stessi numeri attraverso cui l’Inter lo ha raggiunto, il bingo. Ed è chiaro che si tratti degli anni dei calciatori nerazzurri citati. In un certo senso già storia, perché contro il Bayern l’Inter è diventata la prima squadra nella storia della Champions League a schierare quattro giocatori con almeno 35 anni nell’11 titolare in una gara ad eliminazione diretta. Una decisione precisissima di Simone Inzaghi che si è rivelata assolutamente vincente: certo, si può pure pensare che si trattasse di scelte obbligate considerando l’importanza del portiere svizzero, la potenza di Acerbi nei duelli contro grandi attaccanti come Kane, l’abilità di Mkhitaryan nel creare superiorità numerica fra le linee o banalmente l’assenza forzata di Dumfries a far spazio a Darmian. Ma ridurre la strategia del tecnico nerazzurro a scelte elementari sarebbe parecchio ingeneroso.
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—Inzaghi ha costruito l’impresa di Monaco attraverso le colonne, l’esperienza, la maturità. E tutto è andato secondo i piani: Sommer è stato decisivo tra i pali e come al solito determinante con il gioco palla a terra, Acerbi – dopo averlo fatto con Haaland, Lukaku, Retegui, Kean e compagnia – ha messo la museruola anche a Kane (che sì ha rischiato di riuscire a strapparsela di dosso colpendo quel palo che ha fermato i battiti degli interisti ma poi non è riuscito ad incidere), Mkhitaryan ha orchestrato il gioco nerazzurro nel mezzo e strappato come non si vedeva da tempo, Darmian è apparso più in ombra soprattutto in avvio ma comunque in crescendo con il passare dei minuti. E così, quattordici anni dopo l’ultima volta (Pandev all’88’, 2-3 il finale), l’Inter è tornata a violare l’Allianz Arena diventata nel frattempo un fortino inattaccabile per le italiane in Europa: in Champions 7 sconfitte di fila per le squadre di Serie A con almeno 2 gol subiti a partita.
Paragonare Sommer, Acerbi & Co. al vino che di anno in anno migliora sarà pur scontato, ma calzante: degli over 35 in campo ieri, chi in carriera aveva precedentemente raggiunto un livello – personale e di squadra – più alto? Analizzandoli singolarmente, nessuno: Sommer era sì arrivato ad alti livelli tra M’Gladbach, Bayern e nazionale, ma mai come oggi è centrale nell’economia del gioco nerazzurro; Acerbi sta vivendo una seconda giovinezza con più maturità e addirittura più fame rispetto a quando era giovane; il Darmian di oggi è migliore rispetto a quello di Manchester e Mkhitaryan copre un ruolo diverso rispetto al passato (da ala/trequartista) ma mai si era dimostrato tanto irrinunciabile. Senza l’esperienza che Inzaghi ha mandato in campo ieri, chissà quale sarebbe stato il risultato finale. Contenere la spinta iniziale del Bayern non era semplice, gestire il vantaggio di 1-0 nemmeno, reggere dopo il pari ancora meno e tornare avanti dopo lo schiaffo di un pareggio incassato a 5′ dalla fine dopo una prestazione eroica, beh, lo sanno fare pochi… esperti. D’altra parte è pur vero che l’Inter ha una rosa con un’età media molto avanzata e l’obiettivo di Oaktree nel prossimo mercato sarà quello che svecchiarla almeno un po’. Ma se i “vecchi” sono quelli visti contro il Bayern, di tempo ce n’è ancora…
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