Il club è deluso dopo il ko di Parma e ieri alla Continassa confronto tra tecnico e giocatori: “Non si può perdere così, va ritrovata subito la fiducia”
La corsa Champions della Signora si è trasformata in una camminata sospesa sul filo. Raggiungere o meno l’altro lato della montagna, fa tutta la differenza del mondo tanto per la società quanto per l’allenatore e gran parte dei giocatori. La corda sotto i piedi di Igor Tudor e della Juventus è più sottile e sfilacciata dopo la bruciante sconfitta di Parma. «Non sono preoccupato, nulla è compromesso», ha spiegato al Tardini il croato, arruolato lo scorso mese al posto di Thiago Motta per evitare che una stagione già deludente diventasse a tutti gli effetti fallimentare. Il primo passo falso del nuovo tecnico, con conseguente perdita del quarto posto (ora distante un punto), ha riacceso la spia ai piani alti del club. Dove finisce la delusione per la prestazione e per l’atteggiamento dei giocatori in Emilia, comincia la preoccupazione per la Champions, da centrare a tutti i costi per evitare il peggio. Dal Monza (domenica) al Venezia, con in mezzo gli scontri diretti (Bologna e Lazio) e l’Udinese: saranno cinque giornate da rischiatutto per la Signora. Senza Champions, il club vedrebbe sfumare una sessantina di milioni di premi Uefa ma le conseguenze sarebbero per tutti e a qualsiasi livello: da chi va in campo a chi allena fino a chi ha disegnato il progetto.
Il discorso di Igor
—Champions a ogni costo per tutti e un po’ di più per Tudor, le cui uniche speranze di allungare la permanenza sulla panchina bianconera oltre l’estate sono legate all’Europa che conta. Il quarto posto rinnoverebbe automaticamente il contratto del tecnico, anche se la Juventus pagando una penale può risolverlo entro il primo luglio. Dipenderà dal finale e dalla possibilità di arrivare ad Antonio Conte, un sogno non soltanto dei tifosi. Igor lo sa, però vuole giocarsi le sue chance fino alla fine. Così ieri, dopo lo sfogo di Parma, ha parlato di nuovo alla squadra. Tudor, da buon motivatore, ha alternato bastone e carota nel faccia a faccia con il gruppo. Del tipo: «Non possiamo perdere partite così, ma adesso dobbiamo ritrovare in fretta la fiducia perché nulla è compromesso». Il croato non solo lo dice, ma ci crede anche: da giocatore ha vinto e perso campionati all’ultima giornata.
Mezza squadra a rischio
—Igor si gioca tanto, però non è il solo. C’è almeno una mezza Juventus in bilico tra la conquista della Champions e la mancata qualificazione. A rischiare sono in molti e un po’ in tutti i ruoli: da Mattia Perin, che quasi certamente chiederebbe di cambiare aria per avere maggiore spazio, a Renato Veiga, il cui rinnovo del prestito diventerebbe più complicato. Ma occhio anche ai possibili sacrifici per sistemare i conti: da Gatti (richiesto in Premier) a Savona fino a Cambiaso, uno dei gioielli più apprezzati in giro per l’Europa nonostante le difficoltà dell’ultimo periodo. A Douglas Luiz non verrebbe data una seconda chance e il rinnovo di McKennie si farebbe ancora più in salita… E se il divorzio con Vlahovic ci sarà a prescindere (il serbo non rinnova), gli affitti di Conceicao e Kolo Muani diventerebbero lussi troppo pesanti da prolungare. Alla Continassa non vogliono pensare al fallimento totale e sperano di monetizzare al meglio Mbangula, valorizzato da Thiago Motta, però l’incubo più grande è quello di trovarsi costretti a dover rinunciare alla stellina Yildiz o di non poter arrivare a pezzi pregiati come Osimhen, Tonali o Sudakov, per il quale si registra un ritorno di fiamma.
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