Claudio Ranieri e il futuro nella Roma: che ruolo avrà

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Il tecnico a Coverciano: “Non tiratemi per la giacca, il calcio mi ha dato tanto però c’è un momento in cui si deve dire basta. Il segreto della rimonta? Parlo col cuore ai giocatori”

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“Sarò senior advisor della Roma per due anni, ma ancora devo capire cosa significa”. Claudio Ranieri, a margine del premio Ussi conferitogli a Coverciano, fa un po’ di chiarezza sul futuro e tra una battuta e l’altra ribadisce che non ci sarà alcun ripensamento nonostante la spinta della piazza. “Il tesserino di allenatore riconsegnato a Coverciano? Sono cose che si dicono – ha aggiunto Ranieri – mi sono divertito, sono stato bene, il calcio mi ha dato tantissimo. Adesso sono stato chiamato a un altro tipo di impegno, mi auguro che vada bene e di non fare danni dall’altra parte”. 

NESSUN RIPENSAMENTO

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Nessuna chance quindi per un ulteriore anno. “Non mi tirate per la giacca – ribadisce il tecnico -. Il calcio mi ha dato tanto, è la mia vita e tutto, però c’è un momento in cui si deve dire basta. Basta perché è giusto così, anche lasciare in un momento positivo. Avevo detto basta a Cagliari e lo dicevo con il cuore, e anche mia moglie mi aveva creduto. Mi ha chiamato la Roma, ho detto sì a un anno da allenatore e due da senior advisor. Ho accettato, adesso per me è importante questa cosa, poi Dio vedrà…E a dirla tutta non so nemmeno bene cosa sia. Se ho parlato con Gasperini? No, magari dopo ma con tutti voi presenti però!”, ha aggiunto sorridendo Ranieri. 

che rimonta

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Intanto si gode il successo di San Siro e la maxi rimonta con 18 risultati utili di fila. “Se fossi arrivato a inizio campionato avremmo più punti? Non mi piacciono questi paragoni – risponde Sir Claudio -. Chi era prima di me ha fatto del suo meglio, io sono arrivato in un momento difficile. Forse proprio l’essere arrivato in difficoltà mi ha aiutato, proprio la difficoltà di quei giocatori che avevano perso un po’ la consapevolezza di quanto erano bravi”. E a chi gli chiede il segreto dell’ennesimo successo il tecnico risponde così: ”Io ho cercato di fare meno errori possibili, perché poi la bravura va sempre a chi va in campo l’allenatore, sì, serve a essere credibile, a dare le giuste indicazioni, ma poi sono loro i principali attori. Lo pensavo da giocatore e lo penso adesso dopo 35-37 anni da allenatore. Non so come ho rimotivato la squadra ma io non sono uno che ha studiato psicologia. No, io quello che sento lo dico. Forse la mia credibilità. Io parlo con il cuore ai giocatori, dico quello che sento”.

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