L’attaccante messicano si gioca una maglia con Jovic: “Titolare mercoledì? È una scelta del mister ma, nel caso, sono pronto”
Gli allenatori di solito sostengono che è meglio avere dubbi di formazione piuttosto che lavorare con uno spartito obbligato. Tradotto: avere dubbi equivale ad avere alternative e non interpreti unici. Beh, nei prossimi cinque giorni Sergio Conceiçao avrà di che riflettere in quella che è la zona più importante del campo perché, essendo una finale, vince chi segna di più e il primo round di campionato offre al tecnico portoghese un dubbio grande come tutta Casa Milan: chi, al centro dell’attacco? Jovic o Gimenez? Pareva tutto, se non prestabilito, quanto meno indirizzato. Cosa ampiamente deducibile dall’undici titolare di San Siro: dentro tutti i papabili – ma sì, mai come in queste ore il termine ha un’aderenza alla realtà – per l’Olimpico a parte chi non stava bene (Fofana) o era stato fermato dal giudice sportivo (Leao). Gli altri nove parevano le prime, primissime scelte per l’Olimpico. Un undici immaginato, costruito e maturato lungo la strada, da quando è cambiato il sistema di gioco. Poi, quella strada ha offerto panorami inaspettati e adesso per Conceiçao inizierà una delicata fase di riflessione.
EMOZIONI
—Gimenez aveva offerto spunti interessanti già a Venezia e a Genova. Si vedeva che stava iniziando ad avere un altro passo, così come si capiva che stava riacquistando la fiducia smarrita. La vita degli attaccanti d’altra parte è questa: la testa, e di conseguenza le gambe, seguono il flusso e il profumo del gol. Si passa dall’esaltazione alla depressione nel giro di una partita e occorre equilibrio. Gimenez a 24 anni ha l’età per non farsi portare eccessivamente a spasso dalle emozioni, ma in questo caso occorre fare i conti con la sua prima avventura in un campionato di livello alto. Difese diverse, marcature diverse, tattica diversa e, soprattutto, l’esigenza di un ambiente complesso, che chiede riscontri più o meno immediati. Con l’aggravante di essere planato al Milan in una delle stagioni più travagliate del post Berlusconi.
GERARCHIE
—Conceiçao ha messo a disposizione di “Santi” venticinque minuti più recupero, ricevendo in cambio una risposta potente. Due gol, uno annullato, spallate su tutti i palloni, semplicemente una voglia clamorosa di tornare a fare ciò che ha sempre fatto in Olanda e aveva anche iniziato a fare nelle prime uscite in rossonero. Prima di eclissarsi, prima di sparire dai radar diventando di fatto il terzo centravanti nelle gerarchie dell’allenatore: sorpassato da Abraham, e quindi da Jovic. Conceiçao nell’ultimo periodo aveva in pratica consegnato virtualmente la maglia da titolare a Luka in vista di Roma. Ma adesso? Molto banalmente: come si fa a tenere fuori un Gimenez in queste condizioni, mentre il serbo per la seconda partita di fila ha smarrito quella brillantezza che gli aveva aggiunto ottani nel serbatoio. Può darsi che sarà comunque staffetta, con Luka dal primo minuto e Santiago prima arma dalla panchina, ma adesso qualsiasi ipotesi diventa lecita, e quell’undici disegnato nella mente di Sergio meno granitico nei suoi interpreti scontati.
“SONO PRONTO”
—I numeri dicono che Gimenez nelle ultime tre di campionato ha messo a referto tre gol e un assist, e che questa è stata la sua prima doppietta in rossonero. “Ho fatto tanti sacrifici e questa è la ricompensa – ha detto a fine gara -. Titolare mercoledì? È una scelta del mister, io l’accetto. È importante giocare, io sono a disposizione dell’allenatore. Devo essere pronto quando tocca a me, ma non solo io, tutta la squadra. Chi entra fa la differenza. Io sono pronto, sia dall’inizio che a partita in corso”.
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