Anna Cece a 20 anni prese un buffetto da Bearzot perché voleva in Nazionale il fantasista dell’Inter. Lei ed Evaristo sono rimasti sempre in contatto, finché un giorno lui ha smesso di usare whatsapp…
Anna aveva 20 anni, l’Inter nel cuore e per Evaristo Beccalossi un angolino a parte, tutto suo. Le amiche, il sabato sera, andavano in discoteca, lei partiva per seguire la Beneamata ovunque e godersi i dribbling del Becca. Abitava a Roma. Quel 2 giugno 1982 raggiunse Villa Pamphili per salutare gli azzurri che stavano preparando il Mundial. Mezza Italia voleva Evaristo in Nazionale, l’altra metà stava con Bearzot e Antognoni. Il Vecio transitò e ad Anna scappò un insulto. Il ct tornò indietro. “Non le ho dato uno schiaffo, solo un buffetto come avrei fatto con mia figlia”, precisò Bearzot. Ma Anna non era sua figlia, perciò la fece chiamare in albergo e si scusò. “Da Pontevedra poi mi spedì una cartolina con le firme dei giocatori e mi invitò alla prima amichevole a Roma. È stato gentile. Io era la figlia ribelle di una famiglia perfetta”, ricorda Anna. Poi la vita, impetuosa, ha fatto il suo corso.
cuore nerazzurro
—Oggi Anna Cece lavora all’Acea, è impegnata in politica e nel sindacato. Ha 63 anni, da tre è in carrozzina, in attesa di un’operazione che il cuore acciaccato al momento sconsiglia. Cuore nerazzurro come sempre: “Alla finale di Madrid ci sono andata sul charter dei Boys, per la prossima, purtroppo, non riesco. Non ho mai perso il contatto con Beccalossi. Ci scriviamo, ci scambiamo gli auguri. Mi ha spedito il suo libro. Mi sono accorto che dal 9 gennaio, giorno del malore, non usava più whatsapp. Poi ho saputo. Ho chiamato sua moglie Danila che mi tiene informata. Evaristo sta meglio. Lo aspetto per vedere insieme una partita dell’Inter. Prenderei ancora mille schiaffi per lui”.