Domenica 18 giugno 1972, l’Umbria, una delle regioni più piccole del nostro Paese con 775.000 abitanti quell’anno, si scopriva grande in uno dei microcosmi più popolati d’Italia: il calcio.
Esattamente 50 anni fa per la prima volta nella storia del calcio italiano l’Umbria portava una sua rappresentante in Serie A. E lo faceva grazie alla Ternana, la squadra della provincia più piccola, contro ogni pronostico e nel modo più spettacolare possibile.
Due gli artefici di questo miracolo in salsa umbra: Giorgio Taddei e Corrado Viciani. Il primo, all’epoca 46 anni, imprenditore nato a Terni e protagonista con il fratello Gabriele ed il cugino Cesare della Ricostruzione della città. Una città uscita a pezzi moralmente ed economicamente dalla Seconda Guerra Mondiale.
Il secondo, Corrado Viciani, al tempo 43 anni, era nato a Bengasi, nella Libia che era colonia d’Italia ma poi cresciuto nella sua effettiva terra d’origine, la Toscana, a Castiglion Fiorentino per la precisione. Aveva trovato fortuna tirando calci a un pallone ed aveva girato il Paese in lungo ed in largo, tanto come calciatore quanto come allenatore.
Da calciatore non aveva lasciato il segno, tant’è che la Fiorentina del quinquennio 1948-1953 fu il suo apice massimo. Da allenatore, invece, si era segnalato da subito come un anticipatore dei tempi.
Parte dalla Fermana, poi alla Sangiorgese, ma è cambiando una consonante al nome della squadra della sua prima esperienza, quindi alla Ternana, che troverà la gloria nel 1967-1968, con la prima storica promozione, sul campo, in Serie B.
Dopo un paio di esperienze, non eccelse con Atalanta e Taranto, nel 1971 Giorgio Taddei gli affida di nuovo la panchina della Ternana mettendogli a disposizione una rosa di onesti operai del pallone.
“Avevo degli asini come giocatori – raccontò anni dopo Corrado Viciani – non potevo permettermi lanci lunghi, invenzioni, fantasie. Bisognava correre, fare passaggetti facili facili, sovrapporsi”.
Nasce così il cosiddetto gioco corto, da una necessità dovuta a carenze tecniche si opta per un approccio che è vicino paradossalmente al contrapposto calcio brasiliano tutto , ma giocato con velocità e soprattutto intensità.
Un calcio che sorprende tutte le avversarie della Serie B 1971-1972, molto più quotate sulla carta di quella Ternana guidata da Viciani.
Dalla Lazio di Tommaso Maestrelli, che da lì a due anni sarà Campione d’Italia, al Palermo di De Grandi, passando per il Novara di Carletto Parola. Proprio lui quello della rovesciata iconica stampata sulle bustine delle figurine e degli album Panini.
Senza dimenticare il Cesena di Gigi Radice, anche lui Campione d’Italia, ma nel 1975-1976, con il Torino, il Como di Eugenio Bersellini, colui che porta al titolo l’Inter nel 1979-1980 ed, ovviamente, gli acerrimi rivali del Perugia di Guido Mazzetti.Un parterre de rois.
La Ternana chiude il campionato di Serie B 1971-1972 al primo posto assoluto con 50 punti su 76 a disposizione frutto di 18 vittorie, 14 pareggi e solo 6 sconfitte. Salgono in Serie A anche la Lazio, seconda con 49 punti ed il Palermo terzo a 48.
Le Fere del gioco corto vanno in testa, in solitaria, alla sesta giornata, il 31 ottobre 1971 grazie al pareggio con la Reggina ed al contemporaneo ko del Bari, 2-0 a Palermo e ci resteranno fino al celebre 18 giugno 1972.
Grazie alla vittoria al Libero Liberati contro il Novara per 3 a 1, quel giorno viene inciso nella storia del calcio umbro. Le firme storiche sono di Valle, Cardillo e Marina, calciatori che hanno permesso alle Fere di coronare il sogno di intere generazioni di tifosi.
La Ternana del gioco corto non ha un attaccante principe, fattore spesso decisivo in cadetteria, ma è una vera cooperativa del gol. Cannonieri Cardillo e Cucchi con 8 reti seguiti da Capitan Marinai a 7, Russo a 4, Marchetti a 3 ed altri nove calciatori con uno e due gol a testa.
C’è un film che esce proprio nella stagione 1971-1972 e si presta bene al genere di impresa sostenuta da quella Ternana di Viciani: “La Classe Operaia va in Paradiso”.
Fonte: LEGA BTK – legab.it