L’ arbitro salentino Alessandro Prontera “stende” il Lecce all’ Olimpico: a Roma finisce 2-1 per i capitolini.

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di Danilo Sandalo

Una direzione di gara a dir poco discutibile condanna il Lecce ad essere la vittima sacrificale di una Roma che diversamente non avrebbe avuto la certezza di portare a casa tre punti fondamentali per rimanere nei piani alti della classifica.
Un match condizionato dalle bizzarre quanto allucinanti interpretazioni da parte del direttore di gara, il sig. Alessandro Prontera della sezione di Bologna, ma che come tutti sanno è originario di Ruffano in provincia di Lecce.
Ebbene si, un salentino che condanna oltre misura la squadra della sua terra di appartenenza.
Errori madornali che più che rabbia suscitano una profonda quanto misera tristezza e compassione non solo nei confronti dell’ arbitro e della sua mania di protagonismo, sicuramente influenzata anche da una buona dose emotiva non proprio gestita al meglio come è comprensibile che sia, ma soprattutto nei confronti della Federazione e dell’ AIA la quale per la seconda volta in stagione (la prima era stata in occasione della gara del 13 agosto tra Lecce e Inter) designa l’ arbitro salentino a dirigere la squadra della sua provincia di origine.
Un atteggiamento diabolico che fa pensare per direttissima al complotto o comunque a una scarsa considerazione da parte degli organi federali nei confronti dei diretti interessati, quali sono i dirigenti e le squadre, presi quasi in giro da questi modi di fare così autarchici che non solo non soddisfano, gettando veli ed ombre su un gioco e uno sport che da sempre rappresenta sani ed incommensurabili valori.
Mai come oggi non possiamo fare altro che avvalorare la tesi del noto proverbio che dice “Errare è umano, ma perseverare è diabolico” considerando proprio l’ atteggiamento che i massimi organi calcistici hanno intrapreso e che nell’ ultimo periodo non solo ha penalizzato il Lecce, ma ha reso il tutto buffo quanto tragicomico continuando nel malefico atteggiamento non curante, a tratti strafottente, di perseverare nell’ errore di designare ancora una volta il signor Alessandro Prontera a dirigere il Lecce!
Fatta questa premessa doverosissima, la gara fin dai primi minuti sembrava potesse essere senza storia nonostante nelle file del Lecce figurasse il nome del campione del mondo Samuel Umtiti, al suo esordio assoluto nel club di Via Colonnello Costadura e nel campionato italiano.
La Roma passa quasi subito, esattamente al 6′ minuto di gioco grazie a un colpo di testa di Smalling bravo e lesto a saltare più in alto di tutti in mezzo a una difesa statica e battere Falcone con un letale colpo di testa.
Il Lecce non si perde d’ animo e continua a giocare cercando di fare la sua partita noncurante che da li a poco sarebbe iniziato lo show dell’ arbitro, che ricordiamo ancora una volta essere di origini salentine, un elemento che seppur ripetitivo deve indurre alla riflessione e non rischiare di finire ai margini del contesto narrativo.
Al 22′ infatti il direttore di gara in un contrasto tra Hjulmand e Belotti, nel quale l’ attaccante romanista ha la peggio essendo colpito senza cattiveria alla caviglia dal capitano leccese, opta per l’ espulsione del centrocampista danese in seguito alla chiamata del VAR.
“Tu chiamale se vuoi emozioni”, non è il ritornello della nota canzone di Lucio Battisti(almeno non solo), ma quello che sicuramente avrà provato l’ arbitro nel prendere prima e nell’ eseguire poi tale decisione, che lascia basiti tutti, compresi i cronisti di DAZN!
A questo punto il Lecce probabilmente commette il grave errore di reinserirsi in gara, intaccando e mettendo in discussione la leadership dell’ arbitro che si era costruito fino a quel momento, a suon di atteggiamenti che han fatto rumoreggiare non poco il popolo: il suo.
Un’ atteggiamento sfacciato quello della squadra salentina che in 10 e tradita da un suo “figlio” riesce a pareggiare con Strefezza al 39′ minuto del primo tempo, riprendendosi ulteriormente la scena in maniera forse ancora più clamorosa ed acclamata considerando il fatto di stare giocando in inferiorità numerica in casa di una big europea.
Uno screzio quello della squadra di Baroni che l’ arbitro non può sopportare evidentemente, vistosi ancora una volta scavalcato nella visibilità dalle gesta quasi “eroiche” di ragazzi onesti e generosi, che con passione, orgoglio e determinazione, hanno provato a mettere il cuore oltre l’ ostacolo, riuscendoci pure.
Alessandro Prontera decide così di inventarsi un “colpo di genio” che a pochi sarebbe riuscito: il calcio di rigore generoso, un pò per tornare sugli scudi come il protagonista assoluto della circostanza, un pò per cercare di dimostrare di essere una persona sensibile, cercando di rivalutare la sua figura che dopo il primo tempo ne era uscita ridimensionata.
Scendendo nei dettagli dell’ episodio, il direttore di gara dopo soli 57” secondi dall’ inizio della ripresa decide di assegnare il penalty alla squadra di Mourinho per un atterramento da parte di Askildsen nei confronti del nuovo entrato Abraham.
Un rigore inesistente, che si unisce agli episodi precedenti che hanno delineato la personalità dell’ arbitro, e che permette a Dybala di regalare il vantaggio ai suoi, infortunandosi anche durante l’ esecuzione e facendo pensare che l’ episodio sia quasi un segnale divino nei confronti dei giocatori che a un certo punto dovrebbero intervenire nei confronti dei direttori di gara non solo per protestare contro le decisioni avverse ma soprattutto per quelle favorevoli, qualora queste siano manifeste ed evidenti interpretazioni errate.
Con la Roma in vantaggio il Lecce continua a fare la sua, tenendo testa a una Roma che potrebbe triplicare e che trova un super Falcone, sempre attento e decisivo, ma che avrebbe potuto subire anche il pareggio.
Termina 2-1 per i capitolini, con il Lecce che torna da Roma consapevole di aver disputato l’ ennesima partita del campionato a viso aperto, con personalità e carattere, in uno stadio che mette i brividi al cospetto di una tifoseria che farebbe tremare le gambe a chiunque.
Invece Baschirotto e compagni, si sono dimostrati ancora una volta umili e compatti, decisi a lottare contro tutti senza mai darsi per vinti, dimostrando ampiamente che dignità e valori sono elementi sani che non tutti possono possedere come si è potuto notare dall’ operato dei protagonisti in campo, non solo giocatori ovviamente.