Amarezze, disillusioni, sfoghi e una coppa: i 100 giorni di Conceiçao col Diavolo

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Il bilancio del portoghese è ancora provvisorio, ma di certo non è andata com’era immaginabile. Tra sfoghi, incomprensioni e sprazzi di luce, ripercorriamo l’avventura del tecnico in rossonero

Altro che 100 giorni. Sembrano 100 anni, per quanto è complesso, pesante e doloroso maneggiare il Milan di questi tempi. Sergio Conceiçao lo scorso martedì – 8 aprile – ha raggiunto quella soglia simbolica che permette un primo bilancio. In politica i 100 giorni sono un traguardo volante che indica il lasso di tempo nel quale occorre dare l’impulso a un nuovo corso: la definizione è perfetta anche per il mondo del pallone, che stavolta non è stato particolarmente affettuoso con Sergio. Al traguardo volante si è presentato un uomo deluso, in parte rabbioso, comunque fermo nelle sue convinzioni ma allo stesso tempo sicuramente provato. Cambiato, probabilmente no. Nei pregi come nei difetti, lui lo dice spesso: “A 50 anni ormai…

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