Il tecnico del Bologna lo ha “inventato” sottopunta. Duttile e resistente, il danese ha già ricoperto quattro ruoli e dato un contributo importante con le sue reti
Lui è come metti sta, cosa gli chiedi fa. Lui è Jens Odgaard, danese, quello che esulta mimando un “fuoricampo”, quello che era passato dalle giovanili dell’Inter (ma anche a Sassuolo e a Pescara) cercando una fortuna nel ruolo di centravanti. Un bel giorno, un mese prima di Genoa-Bologna 2-2, Italiano lo prende da parte e gli spiega che lo vedrebbe due passi più indietro, anche perché nel “gioco dei 9” ci sarebbero prima Santiago Castro e poi Thijs Dallinga. Jens inizialmente accetta l’ipotesi e da giocatore intelligente decide di provarci. Fatto. E diventa trequartista. O sottopunta, come si dice oggi. La “trovata” di Italiano abbinata alla sua (di Odgaard) duttilità hanno creato un “Frankenstein” decisivo: quando il Bologna ha alzato le marce di tutto, lui era in campo. E non è affatto un caso.
6 gol e 5 assist
—Jens Odgaard venne pescato dall’AZ Alkmaar nel gennaio del 2024: pareva, appunto, un vice Zirkzee più pronto di quello che poteva essere – anche lui appena preso – Santiago Castro. Motta lo utilizzò nella zona centrale dell’attacco (2 gol) ma anche da ala ed è anche li che si è intravista la sua versatilità sempre plasmabile. Italiano ci ha lavorato un mese e lo ha fatto esordire nella posizione di trequartista proprio in Genoa-Bologna 2-2: da quel giorno, spingendo e sbuffando, la vita del Bologna è un po’ cambiata. In meglio. Jens Odgaard, fino ad oggi, ha messo insieme 26 presenze, e quelle che mancano sono frutto di panchine solo iniziali e di un infortunio poco tempo fa. E poi? Ben 6 gol e 5 assist compreso tutto. L’ultimo passaggio decisivo lo ha edificato proprio nell’ultima gara casalinga, quella contro il Napoli: tutto si è poi concretizzato nel Tacco d’Oro di Dan Ndoye.
poker di ruoli
—In questa stagione, Odgaard ha ricoperto quattro ruoli, compreso quello da sottopunta. Italiano lo ha utilizzato da esterno d’attacco a destra e anche a sinistra; dovendo dare riposo all’attaccante titolare, e non avendo il suo sostituto naturale perché infortunato, ha spostato dieci metri più avanti il danese, convinto che tornare all’antico non fosse un problema. E infatti, mai lo è stato, perché certi movimenti sono esattamente come quando vai in bicicletta una volta: non si disimpara, in linea di massima. «Dopo il primo periodo in cui non riuscivamo a farlo sbloccare – ha raccontato Italiano ripercorrendo la trasformazione da punta e trequartista -, cambiandogli ruolo Jens è sbocciato, si sente a suo agio, lavora in maniera esemplare, ha la capacità di essere centrocampista e attaccante. È strutturato, è stata una bella sorpresa, ci sta dando grandissime soddisfazioni».
DIVIDENDI
—Anche Jens ha quella capacità di decidere le partite o comunque di avere “peso” speci- fico importante nelle partite stesse. Ogni suo gol ha portato punti perché mai ha segnato dentro un kappaò. Le prove: gol al Genoa (2-2), al Cagliari (0-2 in trasferta), alla Fiorentina (1-0), al Monza (3-1), al Verona (1-2 al Bentegodi) e alla Lazio (5-0). Tu chiamali, se vuoi, dividendi.
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