di Danilo Sandalo
“Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce”, Rosaria Gasparro
Sono passati 31 anni da quel giorno eppure negli occhi di ogni italiano, sportivo e non, sono ancora impresse negli le immagini di quella triste notte: la delusione di Roberto Baggio un attimo dopo aver calciato alto il calcio di rigore decisivo durante la finale contro il Brasile, le lacrime di Franco Baresi, altro eroe topico di quella giornata e di quel periodo storico, la faccia impassibile ed impietrita di Arrigo Sacchi e soprattutto le parole di Bruno Pizzul che con voce calda e strozzata affermava “Alto…il campionato del mondo è finito. Lo vince il Brasile” annunciando la triste sentenza dalla quale non si poteva tornare indietro. Purtroppo.
Una delusione immane, resa ancora più straziante perchè arrivata dai piedi dell’ uomo più rappresentativo, il fantasista per eccellenza, colui che rappresentava la bellezza in ogni sua componente e che a un certo punto della competizione iridata si era caricato l’ Italia sulle spalle trascinandola in finale come solo un grande campione sa fare.
Eppure il destino a volte sa essere beffardo, rovinando tutto in un secondo, sconvolgendo gli equilibri che fino a quel momento erano stati solidi e sui quali si erano fortificate delle certezze.
Una sentenza amara, fatta di dolore, che nonostante tutto ha dei significati molto importanti e profondi, primo su tutti quello di apprezzare il valore della sconfitta.
Un argomento molto particolare di cui già, il poeta e regista, Pierpaolo Pasolini ne aveva parlato nei suoi Scritti Corsari dove sosteneva il valore pedagogico della sconfitta che andava a smontare il mito di una società che celebrava l’ uomo vincente e pieno di successo riducendolo a pura merce dotata di perfezione estrema dove non vi era posto per i deboli, gli imperfetti, in poche parole gli sconfitti.
Forse non è un caso che il destino abbia scelto proprio Roberto Baggio per donarci questa lezione lanciandoci un messaggio singolare, unico nel suo genere, che poteva essere emanato solo da una persona dalla grande caratura spirituale qual era, e qual è, il Divin Codino.
Con quel suo gesto, che lui stesso a distanza di anni non si riesce a spiegare e perdonare, ci ha dimostrato il valore umano della vita e dell’ imperfezione, ma anche la bellezza di essere ultimi e che gli errori fanno parte del percorso che ognuno fa in questa vita.
Per Pasolini la figura del perdente era una figura salvifica perchè ci insegna che perdere non vuol dire aver rinunciato o boicottato l’ obiettivo, ma al contrario ci aiuta a dare valore al percorso e in quel caso tutti noi italiani possiamo ritenerci fieri del bel viaggio verso la finale che Roberto Baggio fece per se stesso e per l’ intero Paese, facendoci brillare gli occhi e sognare di continuo con le sue prodezze.
Non è un caso pertanto che, nonostante l’ errore dal dischetto costò la vittoria del mondiale, a distanza di anni nessuno si sia mai permesso di avanzare una critica a Roberto Baggio perchè ognuno si è rivisto nella sua umanità, nella sua bellezza e caparbietà di cadere e rialzarsi sempre in ogni circostanza della vita come solo i grandi uomini e predestinati sanno fare e noi in fondo lo sappiamo bene che Roberto Baggio lo era senza dubbio.