Galatina Calcio – La “manita” al Villarreal e la rete all’Espanyol di Callejon. Ovidiana, ecco Chico Diaz

Una vita con la valigia in una mano e il biglietto del treno nell’altra, a volte accompagnato anche da quello della nave per raggiungere Ceuta, uno schizzo d’Europa sul continente africano. Da El Ejido ad Almeria, invece, è bastato mettere il borsone nel bagagliaio, perché di treni lì, in mezzo al Màr de Plàstico, non ne passano ma di storie calcistiche ne sono transitate in abbondanza nella torrida Andalucia. A un passo dal Maghreb inizia la carriera di Chico Diaz. Nel Municipal di El Ejido, immerso tra le serre dove sbocciano fiori e talenti. Lui, in realtà, tra i frutti della Poniente Almeriense è arrivato dopo le esperienze a Toledo e nella Murcia, all’Olimpico Totana. È l’inverno del 2008 e la Spagna calcistica è in procinto di aprire uno dei cicli più vincenti della storia del calcio mondiale, che la porterà ad umiliare letteralmente per quattro anni ogni avversario che si pone tra le Furie Rosse e la vittoria. La stagione del Polideportivo è tutt’altro che esaltante, tanto da concludersi con un insindacabile ultimo posto in classifica e la retrocessione Tercera Divisiòn. L’equivalente della Serie C italiana è uno dei campionati più frammentati del pianeta: squadre suddivise in 13 gironi e trasferte anche sulle sponde africane, dall’altro lato del mare nostrum. Le società andaluse possono capitare o nel gruppo IX, con il Ceuta, o in quello X, con il Melilla, dove viene inserito i Polideportivo di Diaz. Di gare nell’exclave spagnolo, in realtà, quella stagione l’Ejido ne giocò due: una valevole per il campionato, l’altra per la Coppa del Re dove nel 2009 fu scritta una delle pagine più importanti di una storia con pochi capitoli e ancor meno successi. Il 3-2 in terra marocchina porta il piccolo Ejido a fronteggiare i giganti di Spagna. Ai sedicesimi di finale, di ritorno nel mar Mediterraneo, Chico Diaz e compagni incrociano il sottomarino giallo del Villarreal con le ceneri di quella squadra che si fermò a undici metri dalla finale di Champions League tre anni prima. Tra i pali c’è Sebastiàn Viera, colui che aveva disinnescato i missili di Adriano e le pennellate di Recoba. A guidare lo “yellow submarine” c’è Manuel Pellegrini, arrivato l’anno prima secondo in Liga tenendo dietro il Barcellona. Già promesso sposo al Real andrà a Madrid per tenere in caldo la panchina che un anno più tardi attenderà Josè Mourinho. Dalle Ande cilene Pellegrini porta in squadra Matias Fernandez, con la Serie A nel destino insieme ai compagni Gonzalo Rodriguez e Diego Godìn. A tracciare la rotta a suon di gol è quel Giuseppe Rossi con le ginocchia troppo fragili per andare di pari passo con il talento. Un confronto senza storia, quasi come quella dello stesso Ejido. E infatti è così: al Municipal finisce 5-0. Ma per i padroni di casa. In quel trionfo Chico Diaz non scese in campo, perché a reggere l’attacco del Polideportivo c’era Jorge Molina, trascinatore di una cavalcata storica del Getafe tra il 2019 e il 2020, che porterà Los Azulones al quinto posto nella Liga e a imbrigliare in Europa League l’Ajax di Ten Hag, che nemmeno dieci mesi prima aveva impartito una lezione di calcio alla Juventus di Cristiano Ronaldo. La corsa del Getafe si fermerà agli ottavi di finale contro l’Inter di Antonio Conte, con lo stesso Molina che manda a 30 centimetri alla destra della porta difesa da Handanovic il rigore che avrebbe portato gli spagnoli ai supplementari. Diaz la scena la prende nella gara di andata degli ottavi di finale di Coppa del Re, quando nel mezzo del Màr de Plàstico arriva l’Espanyol di Josè Maria Callejon, il cui nome non è ancora preceduto da “Insigne cerca sul secondo palo…” che tanto si ripeterà in Serie A con l’esultanza dell’allora San Paolo a fare da sottofondo. Al vantaggio catalano risponde il solito Molina. Gli andalusi si permettono anche il lusso di andare sul 2-1 per poi essere ripresi da Martinez. A un quarto d’ora dalla fine Diaz carica un mancino da quasi trenta metri spinto da sogni e speranze di un qualsiasi ventiduenne. Kameni può solo accennare il tuffo. Un po’ come negli allenamenti del Camerun quando gli si presentava davanti Samuel Eto’o. Uno schiaffo, però, non basta a regalare il quarto di finale contro il Barcellona. Al ritorno l’Espanyol vince 1-0 e si guadagna il doppio derby di coppa. Chico Diaz riprenderà il suo eterno vagabondare che si sintetizzerà in 328 gare giocate e 114 reti in carriera con 21 squadre diverse. Il pallone rotolerà fino all’ombra delle Colonne d’Ercole, in Gibilterra, dove lo scorso anno vestì la maglia dell’Europa FC insieme a Liam Walker, unico a vivere esclusivamente di calcio nella nazionale gibilterriana, e Abdul Rahim Ayew, figlio Abdì Pelè, nonché fratello di André e Jordan. Il viaggio di Chico a 36 anni continua e s’interseca con il biancorosso dell’Ovidiana. La valigia si posa, almeno fino alla prossima “camiseta” da vestire.

Fonte: Facebook official page

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