Caso Taranto: alla canna del gas e senza soldi tra rischio esclusione e sottozero


“I calciatori professionisti del Taranto Calcio, tramite l’Associazione Italiana Calciatori, manifestano la loro forte preoccupazione per la situazione della Società. […] Siamo ormai giunti ad un livello di approssimazione inaccettabile sia dal punto di vista lavorativo che dal punto di vista umano. […] A oggi, la misura è colma, considerato che anche a distanza di 5 giorni dal termine dei controlli COVISOC relativi al pagamento delle retribuzioni di settembre e ottobre le stesse non ci sono state ancora corrisposte, né dall’attuale proprietà, né da quella dichiaratasi acquirente.[…] Pertanto, ogni membro della squadra in totale libertà deciderà se avvalersi, per il tramite dell’AIC, della possibilità di mettere in mora il Club nel rispetto delle disposizioni del vigente Accordo Collettivo categoriale. […]”.

Basterebbe il comunicato dei calciatori del Taranto, diffuso cinque giorni fa tramite l’Assocalciatori, per capire quanto la situazione del club rossoblù sia ormai totalmente alla deriva. Tredici punti conquistati sul campo, dieci decurtati, ultima desolante posizione a quota tre. Il Taranto, ormai, è un dead club walking, un morto che cammina, con una cessione annunciata in pompa magna che non sembra realmente esserci stata, l’ultima scadenza dei pagamenti disattesa e una nuova, pesantissima, penalizzazione in arrivo.

Una problematica nata ufficialmente il 31 luglio, con il presidente Massimo Giove dimissionario, dopo aver iscritto la squadra, dopo aver scoperto che non avrebbe potuto usare lo storico stadio “Iacovone” per un paio d’anni, causa ristrutturazioni in vista dei Giochi del Mediterraneo. Una scusa, per i più maligni, ma far calcio senza la più grande risorsa tarantina, ovvero i tifosi, appare oggettivamente impossibile. 

Una campagna acquisti, di conseguenza, che si è trasformata in una campagna cessioni: un fuggi-fuggi generale che ha svuotato la rosa, farcita di giovani di belle speranze ma con poca esperienza, che hanno fatto dei rossoblù la squadra materasso del girone. L’impresa a inizio novembre contro l’Avellino è stata un fuoco di paglia, con la situazione che è degenerata rapidamente all’esterno. Nello stesso mese, infatti, sono arrivati prima quattro punti di penalizzazione per il mancato pagamento nei termini degli stipendi di giugno, e poi altri sei punti di penalità relativi ai pagamenti di luglio e agosto. E visto che nemmeno gli stipendi di settembre sono arrivati in tempo, a breve è attesa un’altra maxi-penalità, che potrebbe portare il Taranto addirittura sottozero in classifica. 

Il passaggio di quote con la Apex global capital, capitanata da Mark Campbell, è stato, fin qui, l’ennesimo buco nell’acqua di una stagione scellerata. L’arrivo in pompa magna dell’imprenditore inglese, salutato in maniera fastosa anche dalla politica locale, che ora fa marcia indietro, era stato subito messo in dubbio da parte della stampa e dei tifosi. Previsioni, purtroppo, avveratesi. Il cambio di fideiussione non c’è stato, al netto di ricostruzioni più o meno fantasiose. Al punto da spingere alle dimissioni mister Cazzarò, che aveva preso in mano la barca dopo gli addii a Capuano nel precampionato e Gautieri dopo le prime 14 giornate, divenuti celebri a causa dei continui certificati medici inviati dai due tecnici.

Un’annata infausta, che potrebbe chiudersi prima della fine del campionato, con un’esclusione anticipata che potrebbe materializzarsi nel 2025 in caso di continui mancati pagamenti. Annata anche tragicomica, se si pensa che l’ultimo a proporsi per salvare il club è Giovanni Di Stefano, meglio noto come l’avvocato del Diavolo, reduce da dieci anni di carcere scontati nel Regno Unito e conosciuto dal calcio italiano per le poco mirabolanti imprese alla guida del Campobasso (celeberrimo un video della Gialappa’s in merito). Un altro personaggio “internazionale” per una città che, parafrasando una nota pubblicità, avrebbe bisogno di pochi sogni e di ben più solide realtà.

Fonte:TuttoC.com

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