Capello ricorda Bruno Pizzul sulla Gazzetta

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L’ex tecnico ha fatto tante telecronache con il mitico telecronista scomparso ieri: “Preciso, professionale, niente frasi superflue, parlavamo la stessa lingua. E che emozione sentirlo…”

Opinionista

Un altro grande friulano se ne va. Anche lui goriziano di confine – originario di Cormons e io di Pieris –, Bruno Pizzul era proprio come me un grande tifoso della Nazionale italiana. Lo ricordo con tanto affetto sia con gli occhi da calciatore, quando lui era già il telecronista degli azzurri e ci siamo incontrati le prime volte, sia quando dopo il ritiro l’ho affiancato in cabina di commento per l’Italia. Ci intendevamo benissimo. Raccontava il calcio in modo preciso e professionale, senza mai esagerare con parole e frasi superflue, ed era un vero conoscitore della materia essendo stato anche lui un calciatore professionista: le volte in cui abbiamo giocato insieme, io da “talent” e lui da giornalista, in campo parlavamo la stessa lingua. Bruno, uomo di grande umiltà attaccato alla famiglia, ai figli e alla moglie che scherzosamente chiamava “Tigre”, lo definirei un uomo “normale”, nella migliore delle accezioni possibili. 

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È sempre rimasto la persona gentile e disponibile che ho avuto il piacere di conoscere nonostante nel corso degli anni sia diventato via via sempre più famoso per tutti gli italiani, anche al di fuori della cerchia degli appassionati di calcio. Il tutto attraverso la sua riconoscibilissima voce, durante le partite degli azzurri. Così umile da girare sempre sorridente in bicicletta, anche a Milano, noncurante del tempo. “Ma oggi piove”, gli dicevo, però per lui non c’era assolutamente nessun problema. Ci lascia in eredità oltre trent’anni di emozioni del nostro calcio, raccontato in modo semplice e comprensibile a chiunque, anche a chi seguiva il pallone soltanto quando in campo c’erano gli azzurri. Che emozione, sentire la sua voce.

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