E’ stato “Tutto molto bello”: si è spento Bruno Pizzul icona garbata e modello popolare di un’ Italia che voleva superare le differenze

di Danilo Sandalo

Con lo stesso garbo e vicinanza popolare con cui per anni ha descritto le gesta della Nazionale Italiana di calcio e raccontato le più belle pagine delle squadre italiane in Europa, Bruno Pizzul ha salutato tutti per l’ ultima volta all’ Ospedale di Gorizia dove era ricoverato da circa tre settimane.
Lo immaginiamo che nel fatidico momento dei saluti abbia potuto definitivamente affermare che è stato “tutto molto bello”, una frase tipica di quel suo repertorio semplice quanto incisivo ed iconico che con garbo, gentilezza e cortesia è entrato a far parte di ognuno di noi e a cui abbiamo rivolto tutti rispetto ed ammirazione con la voglia e la presunzione di poterlo non solo emulare, ma addirittura imitare.

FATTORE BRUNO – Bruno Pizzul era nato a Udine l’8 marzo del 1938 (tra pochi giorni avrebbe compiuto 87 anni), è stato un cantore gentile di un’ Italia fiera e che oggi è da considerarsi ormai smarrita, una voce nazional popolare che, sebbene evidenziasse notissime differenze fonetiche dovute principalmente alle origini regionali e rispettivi accenti, riusciva comunque ad unire chiunque annullando barriere e distanze, facendoci sentire più uniti e fratelli, disgregando sul nascere quelle inconsce differenze che spesso sono solo immaginarie frutto e figlie di un’ ignoranza culturale che cerca nella divisione e nella differenza i suoi punti di forza.
Per Bruno non era affatto così e da Palermo a Milano, da Roma a Bologna, da Lecce a Treviso, passando per Ancona, Firenze, Aosta, tutti ci siamo sentiti parte della sua calda voce, protagonisti indiscussi di un progetto sociale che culminava sempre nell’ uguaglianza dei soggetti e nel rigoroso rispetto di essi.

LA CARRIERA – Prima di entrare in RAI, il Bruno nazionale si era laureato in giurisprudenza e insegnato materie letterarie nelle scuole medie di San Lorenzo Isontino, ma vanta anche un passato come calciatore professionista avendo giocato con le maglie di Catania, Ischia ed Udinese.
Nel 1969 invece avviene, come già accennato, la svolta RAI avendo partecipato ad un concorso per radio-telecronisti aperto a tutti i giovani laureati friulani.
Da qui comincia un percorso lungo oltre 30 anni dove con la sua voce, la sua dialettica, la sua umanità, il suo spessore popolare, la sua genuinità, preparazione, il suo garbo, la gentilezza è riuscito a raccontare agli italiani ben cinque mondiali della Nazionale Italiana (dal 1986 al 2002), nonchè tutte le partite della stessa, dalle amichevoli alle qualificazioni mondiali o europee, eccezion fatta della finale del 3° e 4° posto di Italia 90 tra Italia ed Inghilterra che non commentò perchè impegnato il giorno dopo nella telecronaca della finale mondiale di Roma tra Germania Ovest ed Argentina che come tutti sappiamo vide trionfare i tedeschi grazie al rigore(dubbio) messo a segno dall’ ex interista Andreas Breheme che sancì l’ 1-0 finale e vide calare il sipario sul mondiale italiano che lo stesso Bruno Pizzul dichiarò in seguito “avremmo dovuto vincere”.


MONDIALE ITALIANO – Nell’ estate del 1990 questo suo modo genuino di raccontare e di essere ha raggiunto il culmine durante le telecronache delle partite della Nazionale Azzurra nel mondiale italiano, quello delle “Notti Magiche” giusto per intenderci.
Bruno Pizzul e Totò Schillaci furono senza dubbio le icone di quell’ estate magica, indimenticabile e intramontabile, che a distanza di 35 anni abbiamo ancora scolpita negli occhi.
Uno friulano, l’ altro siciliano, uno intellettuale, l’ altro picciotto di periferia, si ritrovavano puntuali a darsi reciprocamente la possibilità di esprimersi e raccontarsi per trasmettere al pubblico le emozioni che il gol e l’ evento in se potevano avere, perchè diciamocelo chiaramente quei mondiali e quei gol di Totò Schillaci non avrebbero avuto lo stesso sapore e calore se fossero stati raccontati da qualcun’ altro, ma diciamoci anche che lo stesso Bruno Pizzul non si sarebbe mai espresso in quel modo con un altro giocatore che non fosse stato il “picciotto” palermitano della Juventus, pertanto abbiamo il dovere ed il diritto di dire grazie a questi due signori che hanno segnato la nostra adolescenza e forgiato la nostra identità nel sentirsi “Uguali nella diversità”.
E ancora di quel mondiale non possiamo non ricordare la sua voce mentre nomina un numero svariato di volte il nome di Roberto Baggio (8 volte!) nel commentare il gol alla Cecoslovacchia, momento iconico che segnava la nascita della Stella del Divin Codino e anche in questo sembra quasi che il buon Bruno ne sia stato precursore annunciandolo senza sapere in quel momento quello che poi sarebbe stato Roberto Baggio negli anni a venire per il calcio e per i tifosi di tutto il mondo.

Con Bruno Pizzul va via un’ epoca in cui la rinascita e la speranza aleggiavano nell’ aria dopo il disastro vissuto con la Seconda Guerra Mondiale ed i tristi anni precedenti che portarono al conflitto da cui l’ Italia ne uscì distrutta sia sotto il profilo economico sia sotto quello sociale.
Bruno Pizzul con quella sua voce e quel suo modo semplice di esprimersi ha contribuito a tessere la voglia di rinascita e di sentirsi veramente un popolo unito che sbocciava nel cuore di ogni italiano, al di la dei confini regionali o delle differenze Nord/Sud che purtroppo erano di moda in quel periodo e che ancora oggi non sono state del tutto accantonate.
Una perdita importante in un periodo storico particolarmente difficile dove la gioia per le piccole cose diviene sempre più un miraggio, dove impazza la cafoneria e la volgarità, ma dove il ricordo di un gigante buono come lui deve essere il primo punto di partenza da cui poter ripartire dando importanza ai valori e alla semplicità che sono alla base di una vita sana, coesa e di successo.

Grazie Bruno, è stato “Tutto molto bello”.

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