La sottile linea bianca. Divide il mondo e il pensiero: di qua allenatori, di là giocatori. È un confine che separa la responsabilità dal talento, il rigore (tattico) dalla libertà del gesto. Ma c’è chi ha scelto di viverci sopra, in bilico, tenendo un piede su ogni lato. Equilibrismi. Player-manager, li chiamano. Giocatori e allenatori insieme. Figure ibride, ammantate di una singolare alchimia. Guidano i compagni mentre giocano, alzano lo sguardo e poi decidono. Per sè e per gli altri. Ruud Gullit ci provò nel 1996. Un anno prima era arrivato al Chelsea dopo una carriera costruita nel salotto buono (all’epoca era il più sfarzoso) della Serie A. Non era certo il primo player-manager della storia. Altri prima di lui avevano avuto gambe buone e spalle larghissime. Ma Ruud, con la sua ironia e la capacità di riflettere, avrebbe colto il punto: “Essere un allenatore di calcio non è affatto divertente. Devi sopportare tutte le seccature. Non è…
Calciatori e allenatori allo stesso tempo: Ramsey, Gullit, Vialli e…
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