Nardò, la favola di un Toro tra i giganti. Ma c’è anche un secolo di storia da onorare.


Nardò, 17 maggio 2025. Accadde sessant’anni fa. Un’era geologica nel calcio moderno, un battito di ciglia nella memoria collettiva di una città che, in un’afosa estate del 1965, visse un sogno ad occhi aperti. Sessant’anni dalla prima, storica promozione del Nardò in Serie C. Un’impresa che andava oltre il semplice risultato sportivo, un’epopea che incise a fuoco l’amore viscerale di un intero popolo per la sua squadra del cuore.

Nardò, allora come oggi, era un gioiello incastonato nel cuore del Salento, un borgo operoso che pulsava al ritmo lento e genuino della provincia. Gli anni ’60 erano un decennio di fermento, di cambiamenti sociali e culturali che scuotevano l’Italia intera. La televisione iniziava a entrare nelle case, il boom economico timidamente toccava anche le realtà più piccole, e un vento di novità spirava tra le nuove generazioni. In questo contesto, il calcio divenne molto più di un semplice sport: si trasformò in un collante sociale, in un simbolo di identità e di riscatto per una comunità che, con orgoglio, voleva misurarsi con le grandi città.

E il Nardò, guidato dalla passione di uomini che credevano in un sogno apparentemente impossibile, divenne quel fenomeno popolare, quella favola sportiva che fece breccia nei cuori di ogni neritino. Il “Giovanni Paolo II”, allora semplicemente “il comunale”, un campo polveroso intriso di sudore e speranza, si trasformò in un epicentro di emozioni. La gente si riversava in massa allo stadio, dimenticando per un pomeriggio le fatiche del lavoro nei campi e nelle nascenti industrie. Uomini, donne, bambini, anziani: un intero paese si strinse idealmente attorno ai suoi undici leoni, indossando con fierezza quei colori granata che divennero un vessillo, un grido di appartenenza.

Quella promozione in Serie C non fu solo una vittoria sul campo, ma una conquista sociale, la dimostrazione che la tenacia e la passione potevano abbattere ogni barriera, colmare ogni divario geografico e demografico. Nardò, il piccolo paese che osava sfidare le metropoli del pallone, divenne un esempio di come lo sport possa unire e infondere un senso di orgoglio collettivo.

La Serie C fu un tesoro cullato con amore per ben quattro stagioni. Anni di battaglie, di gioie e di qualche inevitabile amarezza, ma sempre vissuti con quel calore unico che solo una comunità profondamente legata alla propria squadra sa esprimere. Anni in cui il nome di Nardò risuonò sui campi di tutta Italia, portando con sé l’eco di un tifo appassionato e di una storia calcistica che, pur nelle sue dimensioni provinciali, aveva saputo scrivere pagine indimenticabili.

Sessant’anni dopo, il ricordo di quella storica promozione è ancora vivo, un faro che illumina il presente e ispira il futuro. Un monito a non dimenticare le radici, la forza dell’unità e la bellezza di un sogno condiviso.

A margine di questa celebrazione, è impossibile non ricordare con vibrante emozione che la storia del Nardò Calcio quest’anno compie un secolo. Un traguardo straordinario che sta già accendendo la fantasia e il fermento della tifoseria granata, desiderosa di onorare degnamente questo ulteriore, storico anniversario. Cento anni di passione, di battaglie, di amore incondizionato per un Toro che continua a ruggire nel cuore della sua gente.

Chiriatti gol! Il TORO é in C!Foscarini in presa aerea. Fonte: official page

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