Genio e sregolatezza, poteva diventare un fuoriclasse. Fra notti emiliane, stravaganze e follie è rimasto “solo” un campione. Che stregò Parma. Faustino è stato il simbolo di un calcio genuino, fatto di talento, istinto e imperfezione
Questa è la storia di un maledetto felice della maledizione che si è portato addosso per tutta la carriera. Non se n’è mai lamentato, l’ha accolta come qualcosa d’inevitabile che gli capitava perché era scritta nel suo carattere, incisa nel dna. Che cosa sarebbe potuto diventare senza quella maledizione addosso, non si sa. Probabilmente, un fuoriclasse. E invece è rimasto un ottimo giocatore, diremmo un campione, ma non è mai riuscito a scalare la graduatoria e arrivare al limite della gloria. Faustino Asprilla, colombiano di Tulua Valle, è stato un incompiuto perché, anziché combatterla, la sua maledizione l’ha assecondata, ci ha giocato, non l’ha percepita come un pericolo, ma…
