La sveglia di Garlando: da Trap a Spalletti, storie di parole in libertà

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Con il tecnico toscano torneranno a Torino, sponda Juve, le trovate linguistiche che Trapattoni ha reso celebri

I cultori torinesi della prosa asciutta di Cesare Pavese si tengano forte. È in arrivo il barocco di Luciano Spalletti, certaldese come Boccaccio. Dai tempi di Giovanni Trapattoni non si osava tanto. Trap poteva spiegarti che “c’è maggior carne al fuoco al nostro arco, anche se l’arco tira le frecce”. Gioco avaro? “I risultati restano, le squadre spettacolari e le parole durano ventiquattr’ore”. I maghi della panca? “I maghi li bruciavano nelle piazze nel Trecento”. Vincere non basta? “In Italia si vuole l’uovo, il culo caldo e la gallina”. Il senso del calcio? “La palla non è sempre tonda, a volte c’è dentro il coniglio”. La democrazia? “I giocatori sono liberi di fare quello che dico io”. Uno spettacolo. Lo sarà anche Spalletti. Anticipiamo un…

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