di Danilo Sandalo
“Grazie De Gregorio, sei la nostra voce” recitava così lo striscione esposto dal CUCN in occasione di Lecce-Triestina del 13 gennaio 1985 per omaggiare una delle più grandi figure giornalistiche di quel periodo e se vogliamo dirla tutta, visti i tristi tempi in cui viviamo dove la volgarità nei dibattiti assume un ruolo di assoluta quanto decadente risonanza, probabilmente anche di questa nostra epoca non essendoci più uomini dalla personalità così genuina e con un certo tipo di caratura.
Mimmo (mi permetto di usare un tono confidenziale proprio per esaltarne ancora di più la sua immagine popolare) infatti è uno di quei giornalisti vecchio stampo, una persona d’ altri tempi, non solo in ambito professionale, ma nella quotidianità, di quelle persone che hanno fatto dell’ umiltà il loro cavallo di battaglia, tanto che stare a contatto con un mondo quasi “divino” come quello calcistico, quanto prendere un caffè al bar del paese, per lui sono la stessa cosa avendo lo stesso valore.
Un mestiere il suo nato quasi per caso, quando un giorno sul finire degli anni ’80 gli fu proposto di diventare lo speaker per la nascente Radionorba.
Fino a quel momento fare il cronista era stato solo un hobby o poco più, ristretto a pochi intimi, e portato avanti per dare lustro, tonalità e vivacità alle cronache delle partite locali.
Una passione la sua, impulsiva ed esplosiva, verace, spontanea e senza freni, che si manifestava in tutto il suo fervore durante le telecronache del Lecce (epica quella dello spareggio per la promozione in Serie A tra Lecce-Cremonese 4-1 giocata il 1 luglio 1987 sul neutro dell’ Adriatico di Pescara), la squadra che più di tutte ha segnato la sua carriera e la sua vita.
Ebbene si, Lecce ed il Salento rappresentano nella vita di Mimmo la svolta perchè proprio qui costruirà, la sua carriera e la sua popolarità.
Un fatto del tutto insolito se si pensa alla rivalità tra Lecce e Bari e che Mimmo, oltre ad essere originario di Rutigliano nel barese, era anche l’ inviato della nota rete televisiva Telenorba con sede a Conversano in provincia di Bari.
Insomma i presupposti affinchè le cose potessero non essere idilliache c’erano tutte eppure i fatti hanno ampiamente smentito queste circostanze, regalandoci una storia che oggi è leggenda.
Invece accade l’ impensabile, il non prevedibile, l’ imponderabile: il Salento riconosce e si riconosce nella figura del giornalista barese: semplice, leale, genuina che racconta la realtà così come la vede, con l’ onestà di chi crede nei valori e nei sentimenti, senza mai peccare di presunzione, ma sempre attento, puntuale e rispettoso in ogni suo accenno verso chiunque avesse di fronte.
Allo stesso modo De Gregorio si innamora sempre più del territorio salentino, tanto da divenire giornalista (non) “ufficiale” del compianto presidente Franco Jurlano che lo vedeva come un autentico confidente.
Grande uomo di calcio e di sport, è stato anche allenatore e calciatore tra i dilettanti, oggi continua a seguire il Lecce da grande tifoso, sempre attento, puntuale ed equilibrato nelle disamine, nonchè presente come pochi sia in casa che in trasferta.
Anche perchè come affermava il grande drammaturgo salentino Carmelo Bene “per capire un poeta o un artista ci vuole un altro artista”, in questo caso per parlare di calcio o capirne ci vuole un calciatore e oggi giorno poche persone se lo potrebbero permettere, principalmente perchè non hanno passato da calciatori, ma soprattutto perchè non hanno la dimensione del contatto con la vita e la realtà che vivono il più delle volte.
Nella seguente intervista Mimmo De Gregorio, con la classe che lo ha sempre contraddistinto, fa un punto di vista sulla stagione attuale del Lecce senza tralasciare altri argomenti sia in ambito calcistico ma anche sociale.
- Ciao Mimmo, innanzitutto come stai e grazie per la disponibilità.
Partiamo subito forte: il Lecce ha chiuso il girone di andata a quota 20 punti che sono un ottimo risultato per una squadra che ha puntato soprattutto sulla voglia dei giocatori di venire nel Salento. Secondo te poteva fare di più? Ma soprattutto dove può arrivare questo Lecce?
Fatta eccezione per la sconfitta di Verona, il risultato del girone di andata va al di la di ogni più rosea previsione. Certo però che potevano essere di più, infatti ne mancano infatti cinque ossia quelli persi per strada con Inter, Monza e Milan. Il girone di ritorno purtroppo a causa della sconfitta con la Salernitana non è iniziato nel migliore dei modi però penso che in questo strano campionato di serie A, se non dovessero succedere cose diciamo particolari, la salvezza si potrebbe raggiungere senza grossi patemi d’ animo. - A tuo parere, chi è l ‘artefice principale dell’ ottimo avvio di stagione dei giallorossi?
Tutti: allenatore, staff tecnico, sanitario, società e pubblico: lo straordinario pubblico dello stadio di ” Via del Mare”. - Quanto sta incidendo Pantaleo Corvino, non solo per il ruolo che ricopre (sul quale il sottoscritto non può fare altro che accodarsi a tutti coloro che ne hanno esaltato le doti professionali, sottolineandone in particolar modo quelle umane anche), ma soprattutto come presenza iconica in quanto salentino doc?
Mi permetto di chiamarlo Pantaleo perché siamo amici di vecchia data. Dici bene: salentino doc. Una persona e un dirigente sportivo di vecchio stampo. La sua esperienza, il suo intuito, la sua bravura nello scoprire giovani talenti, fanno di Pantaleo uno tra i migliori direttori sportivi in circolazione. - Quale giocatore ti ha impressionato di più in queste prime 19 gare di campionato?
Facile risposta: Baschirotto. Un difensore che unisce alla forza fisica una tecnica non comune se paragonato a tanti altri difensori italiani. - Tu conosci molto bene mister Baroni dai tempi in cui giocava nel Lecce. Personalmente credo che stia facendo un lavoro eccezionale essendo riuscito, almeno fino ad oggi, ad amalgamare una squadra che ha tantissimi elementi alla prima esperienza nel massimo campionato facendogli prendere consapevolezza dei propri mezzi. Quanto pensi possa aver influito l’ allenatore in questo exploit e soprattutto lo ritieni adatto per intraprendere un progetto di crescita a lungo termine (un pò quello che è stato Ferguson per il Manchester United)?
Baroni sta facendo un ottimo lavoro se analizziamo bene il materiale umano e tecnico messogli a disposizione dalla società. E’ migliorato parecchio rispetto alla passata stagione: sa leggere meglio la partita e sino ad oggi le sostituzioni in corso d’opera, per esempio, sono risultate quasi sempre azzeccate. Nella valutazione di un allenatore bisogna sempre tener conto delle varie difficolta che si incontrano nel corso di un campionato difficile e pieno di ostacoli come quello di serie A. - Torniamo a te e alla tua grande esperienza. Tu sei un emblema per i tifosi giallorossi, avendo raccontato le vicende del club nelle stagioni d’ oro del compianto presidente Franco Jurlano, dalla storica prima promozione in Serie A a una serie di salvezze diventate leggendarie.
Da dove nasce questa tua passione per Lecce ed il Salento, al di là dell’ aspetto professionale?
Ti ringrazio per i complimenti e approfitto di questa intervista per ringraziare Lecce, i suoi tifosi e l’intero Salento per avermi sempre sostenuto e aiutato nel corso di tutti questi anni a partire dal 16 novembre 1980: Lecce – Sampdoria, giorno del mio primo ingresso allo Stadio che coincideva con la prima volta di Gianni Di Marzio ( un Grande) in qualità di tecnico al posto dell’esonerato Mazzia. Un amore a prima vista, che si è consolidato nel tempo e che non potrò mai dimenticare. Come non potrò dimenticare lo striscione a me dedicato, esposto in curva sud dal CUCN prima dell’incontro Lecce – Triestina 2-2 del 13 gennaio 1985 che recitava “GRAZIE DE GREGORIO, SEI LA NOSTRA VOCE”. - Premesso che i paragoni non è mai giusto farli, ma se dovessi farne uno a quale Lecce del passato, che tu hai raccontato con orgoglio e passione, potresti paragonare quello attuale? Del resto le similitudini tra la società attuale e quella di Jurlano sono spesso oggetto di approvazione sia da parte di tifosi, addetti ai lavori ma anche di personaggi che hanno ricoperto ruoli importanti nel Lecce, come l’ ex presidente Rico Semeraro, il quale qualche tempo fa si era espresso in questa direzione.
I paragoni con il passato è sempre difficile farli. Resta il fatto che in queste due epoche, molto distanti tra loro, risulta evidente l’amore verso la propria terra, la competenza, la voglia di migliorarsi e di esaltare sempre di più la forza e la bellezza di un territorio meraviglioso e ricca di tanta gente perbene. Franco Jurlano, Giovanni Semeraro e Saverio Sticchi Damiani, insieme a tanti altri, ne sono la testimonianza. - Il calcio di oggi come sai è cambiato rispetto ai tuoi tempi. Senza voler essere necessariamente nostalgici, la dimensione odierna sembra quasi sfruttare la passione dei tifosi. Quali sono le differenze che secondo te esistono tra il calcio di ieri e quello di oggi?
E’ cambiato parecchio. Oggi c’é molta ” filosofia” e meno praticità. Con le dovute eccezioni, mancano i fantasisti, coloro i quali con una giocata illuminano la gara e mandano in giuggiole i tifosi. - Che differenze passano tra il modo di fare giornalismo dei tuoi tempi rispetto a quello di oggi?
Com’é cambiato il modo di fare calcio, e’ cambiato tanto anche il nostro “mestiere”. Ora il modo di pensare, il modo di interpretare ,il modo di intendere calcio è completamente diverso rispetto al passato e di conseguenza è importante stare al passo con un gioco che è in continua evoluzione soprattutto con l’arrivo degli “scienziati” dell’era moderna. - Ti faccio una domanda su come viene gestito il gioco nella sua pienezza, ossia regole ed interpretazioni. Cosa cambieresti per migliorare la qualità del calcio? Aboliresti per esempio qualche regola riportando così il gioco a quello che era qualche anno fa?
Certo, sono cambiate alcune regole, ma la vera essenza del calcio è sempre la stessa. Una regola che vorrei che venisse cambiata, è quella delle cinque sostituzioni. Un’ assurdità che continua a ” disturbare” le menti di tanti allenatori. - Come giudichi il VAR?
Uno strumento tecnologico fine a se stesso se non si chiariscono, una volta per sempre, le norme che ne disciplinano l’uso soprattutto tra arbitro di campo e varista. - Tu sei un grande appassionato anche di calcio dilettantistico. Due anni fa eri presente a Francavilla Fontana per la Finale del Campionato di Eccellenza tra Virtus Matino e Audace Barletta che vide i salentini trionfare. Qual è il tuo punto di vista su questo mondo e quanto credi possa essere utile come trampolino di lancio, non solo per i giocatori, ma intendo a livello territoriale?
Il calcio dilettantistico è cambiato molto e in peggio rispetto al passato. In Puglia, il covid e i tanti dirigenti improvvisati hanno portato ad un mutamento in negativo dell’intero sistema. Sono passati pochi anni da quella famosa e storica finale tra la Virtus Matino e l’Audace Barletta, partita ben giocata e vinta meritatamente dal Matino, eppure sembra essere passato un secolo. Sempre meno gente sugli spalti con una passione che va ,purtroppo, spegnendosi con il passare delle domeniche. Il resto lo completa il calcio spezzatino dei campionato professionisti. - Il Lecce, come tutti sappiamo, è una squadra costruita per salvarsi. Tempo fa, quando i risultati tardavano ad arrivare, mister Baroni fu oggetto di alcune critiche spesso troppo gratuite e sopra le righe, arrivate soprattutto per mezzo social da tifosi che, seppur “aizzati” da qualche testata locale che chiedeva ingiustamente la testa del mister, si sono spinti oltre anche con commenti ingiuriosi. Quanto pensi possa influire l’ uso dei social per la stabilità dell’ ambiente e soprattutto quanto ritieni utile l’ utilizzo di un mezzo di comunicazione così forte e fuori controllo alcuno?
Il tempo, per fortuna, cancella le critiche , alcune volte esagerate, nei confronti di allenatori e giocatori. Il tutto, penso faccia modo parte del modo di essere di ciascuno di noi. I mezzi di comunicazione, in particolare l’uso dei social, alcune volte possono provocare disinformazione e destabilizzare l’ambiente. Alcuni abusano, altri ,se gli scappa qualcosa, lo fanno per il tanto amore che nutrono verso la propria squadra, che vorrebbero vedere, come tutti noi, sempre vittoriosa. - Nel calcio di oggi credi che i rapporti umani abbiano un ancora un valore importante?
I rapporti umani nella vita come nel calcio continuano ad avere un valore importantissimo. . Senza di essi non si andrebbe da nessuna parte. - Ti stuzzico un pò: secondo te riuscirà il Milan di Pioli a riconfermarsi Campione d’ Italia?
Mi astengo - Per finire, se dovessi tornare indietro rifaresti tutto quello che hai fatto oppure cambieresti qualcosa?
Non rifarei l’errore di rinunciare a fare l’inviato per accettare la direzione di Telepuglia.