LA SERIE C E DECATHLON SVELANO IL PALLONE PER LA STAGIONE 2025-26

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Firenze, 30 giugno 2025. Il nuovo pallone della Serie C Sky Wifi 2025-26 è stato presentato oggi da Lega Pro e Decathlon in una cornice d’eccezione: Palazzo Vecchio, nel cuore di Firenze.

All’interno di uno dei simboli più significativi della città che ospita la Lega Pro, tra le tante opere d’arte presenti, è stato svelato il vero protagonista del prossimo campionato. Frutto di un design esclusivo firmato Decathlon Kipsta, il pallone è stato sviluppato da un team di ingegneri specializzati e presenta una struttura che combina microfibra, schiuma e scanalature, assicurando un’esperienza di gioco unica e certificata FIFA QUALITY PRO.

Un look che fonde tecnicità ed equilibrio, studiato per offrire prestazioni elevate ai calciatori e per garantire comfort visivo a tecnici, direttori di gara e telespettatori, in linea con la direzione artistica di Decathlon, che da 40 anni progetta prodotti desiderabili, accessibili, tecnici e intelligenti.

La seconda parte dell’evento si è svolta nella suggestiva location della Società Canottieri, dove il Ponte Vecchio di Firenze ha fatto da sfondo all’incontro dei vertici di Lega Pro e Decathlon con la stampa accreditata.

“Oggi non presentiamo semplicemente un pallone, ma il simbolo della prossima stagione, che farà sognare ed esultare i nostri tifosi e le nostre città. La firma di Decathlon – a cui va il ringraziamento per la fiducia e per aver puntato sulla Serie C – dimostra che siamo appetibili per grandi aziende internazionali, merito della visibilità che abbiamo acquisito in questi anni” – ha dichiarato il Presidente della Serie C, Matteo Marani.

“ È con grande orgoglio e immensa soddisfazione che celebriamo oggi questo accordo con la Lega Pro, frutto di un grande lavoro di squadra tra i diversi team che ringrazio particolarmente per la loro passione e dedizione. Questa partnership rappresenta un passo significativo per Decathlon Italia nel nostro impegno costante a rendere lo sport accessibile a tutti i livelli, fino al professionismo ispirando le persone alle meraviglie dello sport. Essere il fornitore ufficiale del pallone per un campionato prestigioso come la Serie C è un riconoscimento della qualità e dell’innovazione dei nostri prodotti e della nostra dedizione al mondo del calcio italiano. Siamo convinti che il nostro pallone, frutto di ricerca e sviluppo, offrirà ai giocatori della Serie C uno strumento performante e affidabile per esprimere al meglio il loro talento e nello stesso tempo possa ispirare tutti i giovani futuri campioni del nostro movimento. Un grazie particolare alla Lega Calcio: insieme abbiamo fin da subito trovato un forte sodalizio sui valori dello sport e sulle strategie future affinché il calcio continui ad essere passione, gioia e performance per tutte le generazioni” afferma Fabrizio Sormani, Chief Commercial Officer Decathlon Italia.

“Siamo orgogliosi di annunciare questa partnership con Lega Pro, il cuore autentico del calcio italiano, radicato nei territori e vicino alla passione della gente. Questa è una partnership strategica fondata su valori comuni: l’accessibilità, la passione per lo sport e la volontà di coltivare talenti. Questo pallone, frutto di ricerca e innovazione, non solo garantirà prestazioni eccellenti sui campi, ma ispirerà i giovani atleti che sognano in grande. Questa collaborazione rappresenta per noi un’opportunità strategica per dialogare direttamente con le community e sportivi di ogni livello, rafforzando il nostro posizionamento come brand di riferimento nel mondo del calcio. Vogliamo portare la tecnicità e l’innovazione dei nostri prodotti in campo, promuovendo insieme un’idea di calcio che sia gioia, passione e performance per tutte le generazioni.” dichiara Rossella Ruggeri, Marketing and Communication Director Decathlon Italia.

 

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Il pitbull si riposa azzannando brandelli di pallone e studiando calcio in silenzio, dietro le quinte: “Nel 2026 mi vedrete in panchina. Inizierò dal basso, lontano dal Brasile, e poi allenerò in Serie A”. Felipe Melo risponde da Charlotte, Stati Uniti, dove stasera vedrà Inter-Fluminense. “Due frammenti di vita grossi così. Vestire nerazzurro era il mio sogno, con la Flu ho chiuso la carriera a 41 anni vincendo la terza coppa Libertadores”.

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perché dalla Serie D i giovani non emergono più


Nel mondo del calcio, si parla sempre più spesso di filiere, progetti, scouting e valorizzazione dei giovani. Eppure, esiste un paradosso evidente: la Serie D, da sempre considerata un trampolino per i talenti emergenti, oggi fatica a promuovere i suoi protagonisti verso i palcoscenici professionistici. Ma perché? Dove si inceppa il meccanismo? Lo abbiamo chiesto a Luca Tardivo , foggiano, ex calciatore dilettante, oggi direttore di un’agenzia di scouting e allenatore con patentino UEFA B, ha lavorato in precedenza per società come Chievo Verona, Spal, ed è attivo con diverse società giovanili di Serie A e B, oltre che con club di Serie C e D . Negli ultimi quattro anni, grazie alle sue segnalazioni, diversi giocatori sono passati dai campionati regionali alla Lega Pro, alcuni addirittura alla Nazionale U21. Un osservatore attento, con i piedi ben piantati nei campi di periferia.

Il dilettantismo non è mancanza di qualità
«Nei dilettanti ci sono tanti ragazzi interessanti, il problema è scovarli. Vedere giocatori che passano dall’Eccellenza alla Lega Pro è una soddisfazione enorme. È proprio da qui che è iniziato il mio percorso da scout: quando giocavo, vedevo giovani fortissimi che non salivano di categoria, e non riuscivo a spiegarmelo. Oggi so che lo scouting è fondamentale, anche nei dilettanti. Non dico di creare un reparto nazionale, ma almeno a livello territoriale bisognerebbe fare di più».

Un esempio concreto? «Le rappresentative LND. Ogni anno, almeno un terzo dei ragazzi convocati finisce in club professionistici. Questo dimostra che il talento c’è. Se aiutassimo i giovani più meritevoli a entrare nei club della propria zona, si creerebbe una filiera virtuosa, capace di alimentare anche le squadre di vertice».

Poche le società che investono sui giovani
La crisi dei giovani non dipende solo dall’assenza di scouting o dalla fuga di talenti ma ci sarebbe anche il nodo della poca la progettualità da parte dei club dilettantistici. In Serie D e nelle categorie inferiori, sono pochissime le società che investono realmente nella crescita dei ragazzi. La maggior parte preferisce profili già formati, considerati più affidabili e pronti. Ma cosa significa davvero “formato”? Spesso la valutazione si riduce a un curriculum scarno, una statistica o la referenza di un amico. Manca un reale lavoro di osservazione, studio, analisi tecnica e umana, e per questo i giovani restano un’incognita che molti preferiscono evitare. Il calcio dilettantistico, peraltro, è vissuto da dirigenti e allenatori come un’attività secondaria, un hobby più che una missione professionale. Cercare, formare e valorizzare un under richiederebbe tempo, competenze, una visione a lungo termine, tutte cose che pochi possono o vogliono permettersi. Così, quando si tratta di scegliere un giovane da inserire, l’approccio è difensivo: si punta spesso su ruoli marginali – esterno basso, esterno alto o portiere – piuttosto che metterlo al centro di un progetto tecnico. Eppure in Serie D gli under sono obbligatori per il 30% del minutaggio complessivo, una quota che meriterebbe ben altra attenzione. Ma finché le società penseranno solo al danno minimo e non al potenziale massimo, la valorizzazione dei giovani resterà un’eccezione, non la regola.

Senza rete scouting, i talenti restano invisibili
Non è solo una questione di procuratori, anzi. Secondo Tardivo, il vero nodo è l’assenza di una rete di scouting strutturata e competente. «Il calcio dilettantistico — spiega — è pieno di ragazzi con qualità vere, ma senza visibilità. Se non hai un procuratore o qualcuno che parla per te, resti nell’ombra. Anche se sei forte, anche se potresti fare il salto». Ed è qui che entra in gioco la figura dello scout, spesso sottovalutata, ma decisiva per cambiare il destino di un giovane. Lo scout non si limita a guardare una partita: osserva in profondità, analizza comportamenti, atteggiamento mentale, adattabilità tattica, crescita fisica e margine di miglioramento. «Un bravo scout riconosce il talento prima che diventi evidente a tutti — sottolinea —. Va oltre il dato e oltre la categoria. Capisce quando un ragazzo può fare il salto, anche se oggi gioca in Promozione». Senza questo tipo di osservazione capillare, le carriere rischiano di spegnersi sul nascere. E il calcio italiano continua a perdere una risorsa preziosa: il talento nascosto nei campi di periferia.

Serve una rivoluzione culturale nei club dilettanti
Cosa dovrebbe cambiare per trasformare la Serie D in un vero laboratorio di sviluppo? Tardivo non ha dubbi: «Affidarsi a un’area scouting. La stragrande maggioranza dei DS dilettanti fa un altro lavoro e non può dedicarsi totalmente alla squadra. Uno scout, invece, può osservare, valutare, analizzare dati e caratteristiche tecniche, fisiche, psicologiche. Può davvero aiutare a fare scelte più consapevoli e a costruire un progetto».

La soluzione, quindi, non è nei regolamenti. «La regola degli under, se sfruttata bene, potrebbe funzionare. Ma serve cultura, professionalità e capacità di leggere i giocatori. Non basta dire che uno arriva da un settore giovanile professionistico per credere che sia pronto. La differenza tra campionati giovanili e prime squadre è enorme. Bisogna saper riconoscere chi è pronto e chi può crescere. Solo così la Serie D potrà tornare a essere ciò che dovrebbe: una vera fucina di talenti, non un parcheggio per illusioni».

Conclusione: un’occasione sprecata
La Serie D, con la sua storia, la sua passione e il suo potenziale, rischia di diventare sempre più un campionato per “reduci” o “esperti” e sempre meno una rampa di lancio per i giovani. Non per mancanza di qualità, ma per colpa di un sistema che non guarda, non ascolta e non investe. Ma come ci ricorda Luca Tardivo, il cambiamento può partire anche da qui: da chi nei campi di provincia sa ancora riconoscere un talento. E decide di crederci.

Fonte:NotiziarioCalcio.com

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